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Il caso

Ferrarese morì dopo un volo dall’ospedale: medico prosciolto. I genitori: «Non capiamo»

Daniele Oppo
Ferrarese morì dopo un volo dall’ospedale: medico prosciolto. I genitori: «Non capiamo»

Dopo due anni di lotte, doccia gelata per la famiglia di Leonardo Riberti

27 giugno 2024
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Ferrara Non ci sono colpevoli per la morte del giovane Leonardo Riberti, il ferrarese di 21 anni caduto il 21 giugno del 2022 dall’altezza di 15 metri da una tettoia dell’ospedale Maggiore di Bologna, dove era ricoverato per un’operazione di estrazione di una pedina da gioco incastrata nell’esofago. Ieri, per la famiglia Riberti l’inaspettata doccia fredda con il proscioglimento in sede di udienza preliminare per Mauro Righi, medico quel giorno responsabile del reparto di Otorino, dove era ricoverato il 21enne. Un proscioglimento arrivato a pochi mesi di distanza dall’imputazione coatta decisa dal giudice delle indagini preliminari, dopo che la procura aveva chiesto l’archiviazione dell’indagine a suo carico (e il processo per la dirigente del servizio psichiatrico del Sant’Anna, la dottoressa Giulia Maria Nanni, poi pienamente assolta). Un esito che sorprende, in un procedimento nato storto, con le prime indagini per suicidio, ribaltate solo dopo le insistenze della famiglia . Secondo l’imputazione, il medico non aveva adottato tutte le misure idonee per evitare che i possibili comportamenti autolesionistici di Riberti - che era stato ricoverato a Cona per uno scompenso psicotico - potessero portarlo a mettere in pericolo la propria vita. Questo - rilevava il gip nell’imputazione coatta - sapendo la causa del primo ricovero e nonostante il fatto che Riberti avesse già abbandonato il reperto una volta quella notte perché aveva avuto degli incubi. Il dirigente inoltre, dopo aver tentato una volta di contattare la psichiatra di turno, non si preoccupò di ricontattarla per avere un necessario consulto sulle misure da adottare.

«"Bologna non processerà mai i medici del Maggiore", mi disse un cronista - commenta con molta amarezza Davide Riberti, padre di Leonardo -. Un giudice dell’ufficio gip ha ordinato un imputazione coatta per un medico di quell’ospedale respingendo la richiesta di archiviazione della procura. Un altro giudice dello stesso ufficio ha prosciolto lo stesso medico per la stessa imputazione. Lo ha fatto respingendo la richiesta di rinvio a giudizio della procura. Due facce della stessa medaglia: la morte di Leo Riberti». «Tra l’imputazione coatta e il non luogo a procedere non ci sono stati fatti nuovi o indagini nuove. Non capiamo cosa sia cambiato. La sentenza non è impugnabile, ora non ci rimane che una causa civile», aggiunge l’avvocato Fabio Anselmo che assiste la famiglia.