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Una serata turbolenta

Ferrara, cade in Darsena con la bici e rischia di annegare: salvato

Francesco Gazzuola
Ferrara, cade in Darsena con la bici e rischia di annegare: salvato

Il ragazzo era rimasto incastrato nel fondale melmoso del canale. Il soccorritore: «All’inizio ero bloccato per le condizioni dell’acqua, poi mi sono tuffato»

01 luglio 2024
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Ferrara La Darsena è oggi più che mai luogo di ritrovo per trascorrere le serate estive. Là ci si reca nel tentativo – il più delle volte fallimentare – di aggirare l’afa che opprime il centro storico, quantomeno per non rinchiudersi in casa cercando il sollievo dei dispositivi refrigeranti. Stand e bar contribuiscono ad attirare le persone sulle sponde del Volano. Le luci e i tavoli sulla banchina, poi, rendono l’atmosfera ancor più gradevole e sedersi a bere qualcosa diventa un piacere. Capita anche di passare le ore a scrutare il fiume che si perde alla vista oltre il ponte della Pace, da una parte, o di là dal Sebastian, dall’altra, finché l’attenzione non si focalizza sulla fauna che popola le acque del canale di Burana. Cigni che spiccano il volo, anatre alla ricerca di cibo, nutrie che zampettano su e giù e le fastidiose zanzare. L’acqua stagnante – per usare un eufemismo – crea invece più di una repulsione, quasi un senso nauseabondo, ma d’altronde nessuno deve farci il bagno e il fiume è da decenni nelle condizioni che chiunque abbia passeggiato per la Darsena conosce bene.

Nessuno, si diceva, deve nuotarci, tranne quando ti ritrovi di fronte ad una situazione di vita o di morte e sei obbligato a tuffarti per evitare che la persona appena caduta in acqua ci lasci le penne. Un fatto realmente accaduto dopo la mezzanotte di venerdì, quando Marco e Michele erano seduti ai tavoli di uno stand insieme agli amici. «Ero di spalle, non ho assistito alla scena e ad un certo punto ho sentito un tonfo: pensavo fosse caduta una sedia in acqua ma poi ho visto che le persone intorno si sono allarmate». A parlare è Marco Cestaro: 32 anni originario di Napoli, in città perché insegna Meccanica nelle scuole superiori e con il sogno di fare il musicista. Una serata come un’altra a bere un drink in Darsena, ma quel venerdì è diverso da tutti gli altri. Ciò che Marco non vede è il sopraggiungere in bicicletta di un ragazzo, «tra i 35 e i 40 anni, probabilmente di origine nordafricana». L’uomo si avvicina a gran velocità al tavolo, sparato sulla due ruote, finché non sterza il manubrio e finisce in acqua con la bicicletta.

«Dopo aver visto la scena e sentito il tonfo ci siamo avvicinati alla banchina – racconta Michele Falcone –: il ragazzo era immerso fino alle ginocchia e dall’acqua spuntavano soltanto le gambe. Ci aspettavamo che da un momento all’altro riemergesse con la testa ma continuava a muovere le gambe in modo convulso: i secondi passavano e lui non riusciva a liberarsi dal fondale melmoso». Il ragazzo, «poco lucido», era rimasto bloccato nei fanghi del canale di Burana: «C’è stato un primo tentativo di recuperarlo ma era troppo distante dalla banchina – prosegue Marco –. Saranno passati 15-20 secondi, allora ho deciso di tuffarmi in acqua: mi sono accostato al ragazzo, l’ho afferrato e tirandolo verso l’alto si è girato ed è riemerso. Dopodiché l’ho preso da sotto il mento, ci siamo avvicinati al muretto e i miei amici l’hanno ripescato».

È accaduto tutto nel giro di pochi secondi, nei quali Marco ha dimostrato gran risolutezza: «All’inizio ero bloccato principalmente per le condizioni dell’acqua – come dargli torto, ndr – ma quando ho visto che il ragazzo continuava a dimenarsi senza risultati, allora ho pensato “se non faccio qualcosa mi muore davanti agli occhi”. Ho praticato nuoto per molti anni e ho fatto gare di salvataggio, quindi sapevo come comportarmi». Riemerso dall’acqua, l’uomo di origine nordafricane è stato soccorso da un’amica di Marco, Angela, dottoressa che ha verificato le sue condizioni di salute: «L’uomo stava bene, era cosciente ed è rimasto su una sedia finché il 118 l’ha trasferito in ospedale: il giorno dopo è tornato sul posto a recuperare i sandali», rivela Marco, che l’indomani dell’accaduto si è assicurato di farsi prescrivere un antibiotico visto lo stato insalubre dell’acqua in cui si era calato: «Ho fatto anche il richiamo dell’antitetanica perché risalendo dalla banchina mi ero tagliato». Tutto è bene quel che finisce bene e «magari d’ora in poi ci sarà un controllo maggiore in quella zona», conclude il prof.