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Il caso

Ferrara, morì dopo il pranzo al Sant’Anna: la procura accusa due sanitari

Daniele Oppo
Ferrara, morì dopo il pranzo al Sant’Anna: la procura accusa due sanitari

Indagini chiuse, chiesto il rinvio a giudizio per un medico e un’infermiera

03 luglio 2024
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Ferrara La procura di Ferrara ha chiesto il rinvio a giudizio per due sanitari indagati per la morte di Francesco Catozzi, l’uomo di 85 anni deceduto il 4 novembre del 2022 all’ospedale Sant’Anna di Cona, nel reparto di Pneumologia, e sulla cui morte, dopo un esposto da parte della figlia, la procura di Ferrara aveva aperto un’inchiesta, da poco conclusa.

Degli iniziali quattordici indagati, per dodici è arrivata una richiesta di archiviazione, mentre per due, un medico e di un’infermiera, assistiti rispettivamente dagli avvocati Marco Linguerri e Michele Ciaccia, il sostituto procuratore Andrea Maggioni ha presentato la richiesta di rinvio a giudizio. Il reato ipotizzato è quello di omicidio colposo in ambito sanitario.

A convincere la procura ad agire in tal senso potrebbe essere stata la consulenza di parte effettuata per conto della figlia della vittima, l’avvocata Milena Catozzi, assistita dal collega Marcello Rambaldi. A realizzarla è stata una “infermiera forense”, una figura abbastanza nuova nel panorama giuridico. Tale consulenza sembra aver individuato responsabilità e suggerito nessi causali che la consulenza medico legale commissionata dalla stessa procura ai professori Francesco Tona di Padova, cardiologo, e Barbara Bonvicini (medico legale) aveva invece escluso tra la condotta degli indagati e la morte del signor Catozzi.

Nella sostanza, l’uomo sembrava deceduto per un “ab ingestis”, ovvero per via dell’inalazione involontaria del cibo ingerito durante il pranzo all’ospedale. La consulenza medico-legale ha identificato come causa della morte un infarto e che tale evento abbia poi determinato l’inalazione di parte del cibo e non viceversa, ovvero che Catozzi sia “soffocato” inalando il cibo e che poi abbia avuto l’arresto cardiaco.

Dopo la consulenza di parte, la procura sembra invece essersi convinta che vi sia una relazione tra pasto e morte e che di questo debbano essere chiamati responsabili il medico che ha autorizzato il pasto di Catozzi, che veniva da circa 20 ore di digiuno, e l’infermiera che avrebbe dovuto assisterlo in questo. 


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