Campagna sulla violenza di genere, a Ferrara quel “puttana” divide
Civica Fabbri: «È turpiloquio». Le dem: «Indignatevi per gli abusi»
Ferrara "Se te lo dice è violenza, se lo dici è violenza". Se lo scrivi a grandi lettere sui manifesti per le strade è bagarre. Quella sollevata in città dalla campagna regionale per il contrasto alla violenza di genere, che ogni mese porta nei Comuni di tutto il territorio affissioni con luoghi comuni e frasi violente sulle donne. «Frasi dure come schiaffi, che mortificano, umiliano, disorientano e minano l’autostima delle donne» dicono dalla Regione. Il messaggio è stampato in doppia versione: una rivolta a chi la violenza la subisce, nella quale è stato inserito anche il numero antiviolenza e stalking 1522, e un’altra che invece parla a chi la agisce. Il messaggio scelto per il mese di luglio è l’offesa più antica del mondo: "Puttana". Una parola che una donna adulta, ma non solo purtroppo, è difficile che non si sia mai sentita rivolgere. E che le stesse donne pronunciano nei confronti di altre. Per non parlare degli uomini, a cui viene davvero facile sfoderare l’epiteto. Ha a che fare con un antico mestiere, mai opportunamente tutelato e regolamentato, ma anche con uno stigma, quello di oggetto sessuale, senza morale né diritti. A Ferrara il mondo politico si è diviso tra chi quella parola proprio non la vuole vedere e chi l’ha colta per farci una riflessione. I primi sono due uomini della Civica Fabbri.
«La Regione Emilia - Romagna finanzia il turpiloquio grazie ad un progetto di cui sarebbe interessante conoscere il costo complessivo - attacca il consigliere Luca Caprini - le strade della nostra città si stanno riempiendo di cartelloni che avrebbero la pretesa di sensibilizzare sul tema della violenza contro le donne, riportando frasi volgari dal contenuto molto discutibile. Per difendere le donne dalla violenza, si arriva ad offendere i cittadini con messaggi violenti. Il ricorso al turpiloquio è un volgare e rozzo espediente che avrebbe l’obiettivo di richiamare l’attenzione, ma alla fine ha il solo esito di insultare il garbo dell’inerme cittadino. Credo che tante persone siano indignate trovandosi di fronte a volgarità scritte a caratteri cubitali». Il consigliere Francesco Rendine rincara con un ordine del giorno in cui «esprime il proprio disappunto sull’utilizzo di pubbliche risorse per diffondere messaggi con termini inappropriati» e chiede «agli organi competenti della Regione di interrompere qualunque diffusione di messaggi dal contenuto volgare verso un singolo problema di violenza privilegiando messaggi "puliti" contro qualunque violenza su essere animati». Partendo dal presupposto che il messaggio «doveva essere allargato ad altre forme di violenza, parimenti se non maggiormente, esecrabili come la violenza sui bambini, quella sugli animali, non scordando gli anziani che molte volte si sono ritrovarti alla mercé di operatori senza scrupoli». A loro rispondono due donne, Marcella Zappaterra, portavoce della Conferenza Donne democratiche dell’Emilia Romagna e Ilaria Baraldi, portavoce Conferenza Donne democratiche di Ferrara. «L’unica cosa che dovrebbe indignare e far riflettere i cittadini è l’ormai quotidiana emergenza della violenza maschile contro le donne, i cui effetti producono ogni anno decine di femminicidi, donne uccise da uomini a loro vicine: mariti, compagni, ex che della violenza fisica e verbale hanno fatto lo strumento per esercitare il loro presunto e dannoso potere maschile. A scandalizzare sono invece i testi della campagna di sensibilizzazione che la Regione ha promosso contro la violenza maschile sulle donne. I testi riportano frasi tipiche degli abusi emotivi e psicologici che le donne subiscono e che spesso anticipano o accompagnano la violenza fisica. Dispiace per chi si sente offeso. Noi ci sentiamo costantemente offese dagli atteggiamenti sminuenti e benaltristi come i loro».