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Il provvedimento

Ferrara, cittadinanza negata perché ritenuto pericoloso

Daniele Oppo
Ferrara, cittadinanza negata perché ritenuto pericoloso

La prefettura di Ferrara respinse nel 2017 la richiesta di un uomo di nazionalità afgana. Decisione confermata dal Tar: avrebbe avuto contatti sospetti con un foreign fighter

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Ferrara Un «rapporto di stretta vicinanza ad uno straniero, di origine nordafricana, sospettato di essersi allontanato dall’Italia per unirsi a formazioni terroristiche armate all’estero». Per questo la prefettura di Ferrara, nel dicembre del 2017, aveva negato la concessione della cittadinanza italiana a un uomo di nazionalità afgana, regolarmente munito di un permesso di soggiorno a tempo indeterminato e che aveva chiesto di poter fare un passo ulteriore e divenire cittadino italiano. Dopo il diniego, l’uomo, assistito dall’avvocato Francesco Giorgio Laganà (tra i legali che si sono occupati, ad esempio, della presunta cellula di Al-Qaeda in Sardegna, poi rivelatasi inesistente) aveva fatto ricorso contro la decisione della prefettura già nel 2018. Il Tar del Lazio si è pronunciato solo quest’anno, con sentenza le cui motivazioni sono state pubblicate pochi giorni fa. Sentenza che conferma un orientamento a lungo tenuto dai giudici amministrativi così come dalla pubblica amministrazione in materia: basta il sospetto, purché proveniente da una fonte "qualificata" a ufficiale, per poter negare la concessione della cittadinanza e non servono nemmeno particolari approfondimenti di meriti. Un rapporto dell’intelligence che dia conto di un’indagine in corso e di contatti sospetti tali far sorgere il dubbio sulla pericolosità per la sicurezza nazionale delle persone che richiedono la cittadinanza, è più che sufficiente perché la pubblica amministrazione prenda una decisione compiuta, esercitando la sua ampia discrezionalità in materia, «non essendo necessario - scrivono i giudici - che vengano espressamente indicate tutte le fonti ed i fatti accertati sulla base dei quali è stato reso il parere negativo». Anche perché «non è dato ragionevolmente dubitare» dell’attendibilità degli organismi preposti ai servizi di sicurezza dello Stato. Questo perché «l’esigenza di garantire la sicurezza della Repubblica, che costituisce interesse certamente superiore rispetto a quello dello straniero ad ottenere la concessione della cittadinanza italiana, presuppone infatti che nessun dubbio, nessuna ombra di inaffidabilità del richiedente sussista, anche con valutazione prognostica per il futuro, circa la piena adesione ai valori costituzionali sui cui la Repubblica Italiana e fondata». A Ferrara, sempre sul "sospetto", determinato da presunta radicalizzazione, nel 2016 venne basata l’espulsione dell’imprenditore albanese Sajmir Hidri, che stava in Italia da 12 anni e aveva famiglia a Vigarano. Procura e tribunale poi archiviarono l’indagine per terrorismo: non c’era nulla.