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Addio al mercatino di Casumaro: “La burocrazia ci uccide”

Marcello Pulidori
Addio al mercatino di Casumaro: “La burocrazia ci uccide”

Nemmeno sisma e Covid erano riusciti a piegare gli espositori

11 luglio 2024
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Casumaro È un altro pezzo di storia che se ne va. Il mercatino della hobbistica e del fai da te di Casumaro saluta e chiude. E potrebbe non aprire più. Per molti era un’abitudine domenicale, per altri l’occasione per cercare l’affare. Per altri ancora, forse il numero preponderante, per decenni questo mercatino ha rappresentato "soltanto" un punto di aggregazione, oggi perduto, dolorosamente perduto, in un mondo moderno che divora le piazze naturali e per certi versi condanna all’isolamento. Troppa burocrazia, carta e carta molto spesso della dubbia utilità, che alla fine ha prodotto lo scoccare della parola fine anche per un mercatino che non si vorrebbe mai vedere morire. Eppure è così. La burocrazia è riuscita dove addirittura terremoto e Covid avevano fallito. Il risultato è che il prossimo 4 agosto, guarda caso una domenica, il mercatino di Casumaro vivrà la sua ultima giornata di vita.

Ermes Flori è un pensionato che abita a Casumaro, anima di questo mercatino, che nel 2007 era riuscito a mettere in piedi questa "avventura". Un mercatino di oggetti e arnesi, per lo più usati, in cui chi voleva poteva trovare l’occasione o anche soltanto lo strumento introvabile anche nella migliore ferramenta di paese. Cartoline, monete antiche, casalinghi, piatti. L’elenco è lungo e noto. «Non siamo più in grado di andare avanti - dice con un filo di voce Ermes, il quale intanto intende ringraziare tutti gli espositori -, perché sono stati loro a consentire in tutti questi anni al nostro mercatino di proseguire la sua attività, dando, credo, anche un servizio alla gente di Casumaro che infatti ci ha sempre ricambiato con grande affetto. Questa è una terra di confine - prosegue Ermes - e Casumaro deve districarsi fra tre Comuni (Cento, Finale Emilia e Bondeno) e due province (Ferrara e Modena). Capiamo che servono delle regole anche per un mercatino dell’hobbistica ma ultimamente tutto è diventato impossibile, non affrontabile e, se posso permettermi, anche privo di un certo buonsenso».

Ma, quindi, perché il mercatino di Casumaro chiude? «Perché non c’erano più le condizioni per andare avanti. Nessuno, ripeto, vuole sottrarsi alle regole, ma da qui a diventare in pratica delle aziende, come la Regione impone, ce ne passa. La nostra prima sede è stata sempre qui a Casumaro in via Garigliano, mentre negli ultimi anni siamo stati in piazza Donatori di Sangue dove siamo diventati - dice con orgoglio - punto di incontro e forse anche di riferimento per qualcuno. Abbiamo passato momenti molto brutti, penso al terremoto e al Covid, ma forse non brutti come questo. E quindi davanti a tante difficoltà ci siamo riuniti e abbiamo deciso, assieme anche agli amici del comitato fiera, di dire basta. Purtroppo non possiamo fare altro che prendere atto di quanto accaduto e anche del dato di fatto che questa burocrazia ci uccide. Siamo molto tristi». C’erano i pezzi di antiquariato e le cianfrusaglie, ma c’era spazio per tutti e soprattutto per tutte le tasche. Con annessa la possibilità, come lo stesso Ermes ricorda, di andare in piazza per trovare anche degli amici. Sarà curioso vedere come i cittadini di Casumaro reagiranno ora di fronte a questo ennesimo sopruso (chiamiamolo così) della modernità. Evidentemente questi mercatini sono diventati un problema. Poco importa se una burocrazia oggettivamente invadente ne decreta la morte. E con essa quella di decine di espositori. Ennesimo infelice epilogo di una modernità che spesso si ammanta di felicità.