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Mare a 30 gradi, a Goro e Portogaribaldi la pesca soffre

Katia Romagnoli
Mare a 30 gradi, a Goro e Portogaribaldi la pesca soffre

I pescatori: «Non vale la pena uscire. Bisogna spingersi al largo e i costi lievitano»

19 luglio 2024
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Goro e Porto Garibaldi, temperature record in mare con punte che sfiorano i 30 gradi centigradi e battute di pesca sempre più scarne.

I cambiamenti climatici in atto non risparmiano neppure uno dei segmenti più importanti dell'economia del Delta del Po, la pesca, già messa a dura prova dall’invasione di una specie aliena, quale è il granchio blu e, ultimamente, anche dal ritorno delle mucillagini. Tanti i pescatori, anche tra le marinerie di Goro e Porto Garibaldi, che hanno deciso di tirare, letteralmente, i remi in barca, prima dell’avvio del fermo pesca biologico, perché «non vale la pena uscire in mare senza neppure fare la giornata, ma per coprire solo spese -afferma Mauro Gennari, pescatore di Goro, nonché presidente della cooperativa Isperia -; con questo caldo bestiale, le temperature del mare arrivano anche a 28 gradi (punte di 30 e più) e il pesce si allontana. Con le spese sempre più stringenti, da sostenere, tra caro gasolio e marinaio, non ha senso spingersi al largo, per calare le reti, per catturare solo 5 o 6 cassette di pesce. Il caldo è opprimente anche in navigazione. Ho dovuto installare un pinguino portatile in plancia, perché non respiravo».

In compenso, sembra essersi notevolmente attenuato il fenomeno di proliferazione della mucillagine, un’alga a forma di matasse filamentose e viscide, tornata prepotentemente alla ribalta nelle scorse settimane. Pescatori, ma anche molluschicoltori avevano cominciato a tremare, dopo i ripetuti casi di motori dei pescherecci bloccati e reti intasate di mucillagini. È risaputo che le condizioni ideali per catturare canocchie e mazzancolle, seppie (sempre più rare) e altre specie ittiche proprie del periodo, sono quelle di fondali a 15-16 gradi, mentre il caldo eccezionale di questi giorni, destinato a protrarsi anche nei prossimi, induce i branchi di pesce a spingersi oltre le 7 miglia dalla costa.

L’eccezionalità di picchi record delle temperature marine è confermata anche da Vadis Paesanti, vice presidente Federagripesca Confcooperative dell’Emilia Romagna, il quale ricorda che assieme al caldo, è in agguato un altro problema, quello dell’anossia, quale concausa della canicola. «Speriamo in una perturbazione - afferma Paesanti - e che il vento torni ad ossigenare il mare. Tra caldo e mucillagini l’estate non sta andando bene per la pesca, anche se è vero che tra due settimane, il 31 luglio partirà il fermo pesca biologico, che durerà sino al 15 settembre prossimo».

Così, mentre si attende l'insediamento del nuovo Parlamento europeo, si continua a discutere delle norme comunitarie sempre più stringenti, volte alla riduzione della pressione di pesca. A fronte dei redditi condizionati dal granchio blu e ora dal caldo torrido, il settore della pesca è in attesa dell’uscita del nuovo decreto demolizioni, attraverso il quale i pescatori beneficeranno di incentivi in caso di rottamazione del loro peschereccio. «Se si consegna la licenza al Ministero e la barca sarà tagliata a metà, si otterrà un incentivo pari 10mila euro per ogni GT (gross tonnage, unità di misura) – spiega Paesanti -; anche tra i nostri pescatori ce ne sono tanti che pensano di approfittare di questa misura, perché demotivati dalla burocrazia e dall'ultimo decreto, che prevede un’ulteriore riduzione del 10-12% delle giornate di pesca, rispetto alle annate precedenti».

«Un aspetto poco noto riguarda i prezzi al mercato del pesce, prezzi che risentono, anch'essi delle temperature tropicali. Con il caldo si pesca poco e il mercato ha dimezzato i prezzi - puntualizza e conclude Mauro Gennari- le canocchie andavano a 10-12 euro lunedì e ieri a metà prezzo, 6 euro. Le piccole vengono vendute addirittura a 75 centesimi. Non c'è guadagno». E c’è caldo.