Zocca, le meraviglie di Villa Saracco tra tesori e set per il cinema
La dimora cinquecentesca scelta da Pupi Avati. La limonaia, la biblioteca e l’antica patina di un luogo magico ed eterno
Zocca Che meraviglia, la campagna ferrarese. Ferrara è lontana venti chilometri. Si arriva in questo lembo di terra bagnato dal Po. Prima di salire il ponte di Polesella il navigatore dell’auto può tradire. Ma il fiuto no. Sulla sinistra un cartello storico, di quelli marroni, indica "Villa Saracco". Eccoci in questo paradiso, coltivato e difeso da Giulia Caniato, l’erede familiare di questo posto dell’anima. Bisogna fare delle scelte, per parlare di Villa Saracco. Esercizio antipatico, ma necessario. Tanti e tali sono gli spunti, gli angoli, gli aromi, gli incanti di questa dimora cinquecentesca, dei suoi blasoni, delle sue patine. Delle sue bellezze. Prima dobbiamo dire che Villa Saracco è la somma di un complesso di edifici comprendenti, oltre al corpo della villa, una cappella, una torre affiancata da un’abitazione per il personale, un antico forno, un magazzino, la scuderia/fienile, la falegnameria e piccoli locali di servizio. Ci si potrebbe fermare qua. Ma la villa è anche tanto altro. Il suo corpo principale risale al 1500, ma l’insediamento è stato rimaneggiato nei secoli suggestivi, in particolare nel 1798 con l’aggiunta della cappella (la stessa in cui Giulia Caniato si è sposata) e con l’ampliamento di un corpo perpendicolare alla villa nel quale è stata ricavata una limonaia. Va detto a questo punto che la villa è il cuore di un "feudo" costituito nel 1361 da Nicolò d’Este. Mani illustri, architetti illustri. Perché a Villa Saracco potrebbe aver posato la sua mano anche Biagio Rossetti, come pare da una lettera del 1514 nella quale il cardinale Ippolito d’Este chiede al Rossetti di "seguire i lavori del fabbricato di Ro portandoli a buon fine". Siamo a nemmeno un chilometro dal Po. La calura estiva c’è, anche qui.
Ma arrivare a Villa Saracco vuol dire tirare quasi un sospiro di sollievo perché all’interno, nel suo magnifico salone dal quale si irradiano le stanze, si gode di una frescura nuova. Dietro i suoi grandi alberi, oltre la massa lustra e compatta del loro fogliame, si indovina un’aria aperta, una brezza quasi marina. Siamo a pochi passi dalla limonaia, a fianco dei tassi e dei tigli secolari, e vicino a un noce che assomiglia a una sequoia. La famiglia, i genitori di Giulia Caniato hanno sempre mantenuto la dimora in buono stato e in questi giorni è proprio Giulia a occuparsi dello sfalcio dell’erba. La famiglia ha reso il luogo disponibile su prenotazione per determinati eventi. Nella storia di Villa Saracco c’è anche il cinema. Nel 1981 Pupi Avati la scelse per il suo "Aiutami a sognare", e sotto gli occhi di una giovanissima Giulia Caniato si muovono e recitano i due protagonisti, impersonati dagli attori Mariangela Melato ed Anthony Franciosa. La trama è nota: nel 1943, in piena guerra, Francesca, rimasta vedova, si trasferisce con le sue tre figlie nella sua casa di campagna (Villa Saracco, appunto) per allontanarsi dai bombardamenti su Bologna. Nella villa ritrova gli amici di infanzia e il vecchio amore Guido, che non l’ha dimenticata. Così come impossibile è dimenticare questo angolo di un mondo perduto, accompagnati da Gian Carlo Medici, un grande amico di Giulia.