Mediterranea Ferrara, aiuto ai migranti: «Prima si salva, poi si discute»
Il gruppo solidale si è costituito nel 2021, l’obiettivo è prestare soccorso via terra
Ferrara «Prima si salva, poi si discute. La prima vittima di ogni guerra è la popolazione civile, in Ucraina, come in mare, il nostro obiettivo è soccorrere le persone». Questo è il mandato dei volontari di Mediterranea, l’associazione nata nel 2018 dall’indignazione per le migliaia di morti nel Mediterraneo e la politica dei porti chiusi. Dall’unione di persone e realtà associative, è nata una piattaforma della società civile che ha messo in mare la prima e tuttora unica nave del soccorso civile battente bandiera italiana, la Mare Jonio. Mediterranea non è solo un equipaggio di mare, ma è composta anche da tanti equipaggi di terra che in diverse città si adoperano per le realtà che hanno bisogno di aiuto. Il gruppo ferrarese è nato nel 2021, su impulso di Anna Zonari, la quale ancora non era consigliera.
«Nati come un piccolo gruppo, ora siamo oltre cento volontari, di cui una trentina attivi sul territorio, ma non solo», spiega la referente locale Giuliana Andreatti. Se gli equipaggi di mare sono fondamentali per intervenire in caso di naufragi di migranti, gli equipaggi di terra non sono meno importanti perché portano avanti una capillare opera di informazione e sensibilizzazione. «Organizzano raccolte fondi, banchetti, pranzi e cene di raccolta fondi, concerti come quello in darsena con il Jazz Club, presentazioni di libri, incontri nelle scuole e all’università, in particolare a Medicina, eventi a tema come quello di San Lorenzo per vedere assieme le stelle cadenti ed esprimere desideri di pace». Con i contributi che arrivano dai sostenitori, si riescono a finanziare le missioni di monitoraggio e soccorso della Mare Jonio, un rimorchiatore adattato a nave in grado di recuperare e curare a bordo le persone disperse in mare, che poi vengono portare nel porto sicuro più vicino. «Quest’anno le vittime in mare dichiarate dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni nel Mediterraneo sono 1021, in prevalenza bengalesi, siriani, tunisini e palestinesi. 35mila sono gli arrivi che il Viminale ha stimato in Italia. Negli ultimi mesi l’ingresso nel nostro Paese avviene soprattutto via terra, attraverso la rotta balcanica, per questo come Mediterranea Ferrara abbiamo organizzato diverse missioni a Trieste, ormai divenuta la Lampedusa del Nord-Est, in sostegno all’associazione "Linea d’ombra" degli attivisti Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi che porta sostegno ai migranti che arrivano a Trieste, dopo aver attraversato i Balcani.
«Circa una volta al mese andiamo nella piazza della stazione di Trieste che ormai è diventata un punto di riferimento per le decine di migranti che arrivano ogni giorno. Vengono prestate loro le prime cure ai piedi che sono dilaniati dalle piaghe per il lungo cammino o dalle ferite ricevute. Da Ferrara portiamo cibo, giacconi, tute, scarpe, calze e zaini - spiega Caterina Orsoni, volontaria -, ma anche la nostra presenza, cercando di animare i momenti difficili che vive chi arriva dopo un fatica traumatica e non ha dove andare. Assieme ad altre associazioni, tra cui la ferrarese "Per un ponte di corpi" ci turniamo per distribuire i pasti, soprattutto ai bambini che sono i più affamati». «È un gesto di cura, ma anche un gesto sociale. Non è beneficenza, è una protesta - chiarisce Andreatti - ti vengono dei magoni incredibili perché i tanti giovani che vedi potrebbero essere tuoi figli, ma questo è anche quello che ti motiva». La solidarietà di Mediterranea Ferrara non ha confini ed è arrivata fino in Ucraina, dove lo scorso Capodanno un volontario è andato a portare un furgone pieno di pasta donata dal pastificio centese Andalini.
«Abbiamo caricato 500 chili di pacchi e ci siamo uniti alla delegazione di Mediterranea dell’Emilia Romagna - racconta Andrea Firrincieli - composta da una ventina di persone su 6 furgoni. Siamo partiti da Bologna il 31 dicembre 2023 e siamo arrivati in Slovenia, dove abbiamo iniziato il 2024 ripartendo per la Polonia, fino ad arrivare in Ucraina a Leopoli, un viaggio lungo e pericoloso. Quando siam arrivati abbiamo appena fatto in tempo a scaricare le donazioni che è suonato l’allarme e siamo dovuti correre al riparo nei rifugi. Nella settimana di permanenza abbiamo visitato diversi campi profughi dove abbiamo distribuito beni, ma anche provato a portare musica e svago, suonando canzoni tradizionali ma anche Albano, Celentano e Bella Ciao, che là tutti conoscono». Una delle prossime mete di Mediterranea potrebbe essere la Palestina, dove si sta pianificando un intervento per quando, si spera presto, la guerra sarà finita. Per informazioni mediterranearescue.org.