Motociclista morto a Copparo, il ricordo del fratello: “Era un figlio di Finale Emilia”
Grande cordoglio per la morte di Fregni, fatale la caduta di ritorno dal mare
Copparo Grande cordoglio per la scomparsa di Stefano “Mosto” Fregni, il 56enne di Finale Emilia morto in un incidente in moto a Copparo. «Mosto era il tipico figlio di Finale». Franco Fregni sceglie queste parole per descrivere il fratello Stefano, per tutti Mosto. «Siamo cresciuti in questo paese di provincia negli anni Settanta, un periodo storico che per noi ha significato solo gioia e spensieratezza. Eravamo, insieme a centinaia di ragazzi di Finale, una compagnia enorme e ci divertivamo dalla mattina alla sera, facendo ogni genere di sport, tutti uniti e tutti uguali. Era il migliore dei mondi possibili». Franco si commuove mentre cita Voltaire e pensa alla tragedia che ha spezzato la vita di suo fratello.
«Mosto era il tipico rappresentante di un mondo che purtroppo non c’è più. Tutti abbiamo sempre avuto molta voglia di vivere, a volte addirittura troppa, che a un certo punto diventava quasi ansia di vivere. Lui era così, ha sempre vissuto al massimo». Fin dall'infanzia. «Ricordo – continua il fratello maggiore – che anche da bambino non mollava mai. Quando eravamo piccoli avevamo una casa in montagna a Fiera di Primiero, in Trentino. La mattina io, lui e Bobo (Roberto, l’altro fratello, ndr) eravamo i primi in coda per gli impianti e la sera eravamo sempre gli ultimi a scendere. Tornavamo a valle con i carabinieri che illuminavano le piste con le torce elettriche e i nostri genitori che ci aspettavano per riportarci a casa. In macchina poi crollavamo tutti dal sonno. Mosto era bravissimo a sciare, avrebbe voluto diventare maestro di sci». La passione della montagna non ha mai abbandonato il finalese, che ha fatto il servizio militare di leva tra gli alpini ed è sempre rimasto legato all’Associazione Nazionale Alpini. «La cosa buffa è che era di stanza a Napoli ed era forse l’unico alpino della città. Ci raccontava che, quando girava per le strade, la gente lo prendeva in giro per la penna nera». Dopo l’università, Franco si è trasferito prima in varie città, poi negli ultimi anni a Rimini per lavoro. Mosto lo andava a trovare spesso, mostrandosi uno zio affettuoso. «A Rimini aveva più amici di me. Era molto socievole ed entrava in empatia con tutti».
A proposito di viaggi di lavoro, era tornato dall’America da poco. «Un’altra delle sue passioni era la musica e in particolare Bruce Springsteen. Ha partecipato a molti suoi concerti, sempre insieme agli amici». Per anni è stato un dipendente di Ciga impianti, poi si è lanciato nel mondo della ristorazione con la Vecchia Quercia. Da anni lavorava per la Ing. Bonfiglioli di Calderara di Reno, un lavoro che lo entusiasmava e lo portava in giro per il mondo. «Penso che tutti gli volessero bene, anche se a volte poteva farti un po’ innervosire. Ma lui era così, pieno di vita e voglia di fare». Nonostante molti a Finale pensino che il suo soprannome risalga all’adolescenza, Franco spiega che in realtà non è così. «Quando eravamo piccoli lui era il più grassottello tra noi fratelli e mio padre cominciò a chiamarlo così perché gli ricordava il mosto, qualcosa da “spampugnare”». E Mosto è rimasto per tutti. I funerali sono in programma sabato alle 16 in Duomo a Finale. Dopo la funzione religiosa, la salma sarà portata al cimitero, dove sarà seppellita. Mosto era il tipico figlio di Finale e martedì pomeriggio, su quella strada, Finale ha perso uno dei suoi figli preferiti.
Toccante il ricordo del titolare di Ciga Impianti, l’imprenditore Claudio Sabatini: «“Mosto” lo conoscevo molto bene, è stato con noi per quasi quattro anni, dall’autunno del 2006 alla primavera del 2009. Era stato un nostro commerciale in Ciga e in Enterprise e lavorava nella nostra sede di Maranello». Sabatini lo ha anche salutato con un post su Facebook, condividendo una foto del tradizionale pranzo aziendale di Natale, in particolare era quello del 2008: «In quella foto sembrava “serioso”, ma stava scherzando con un collega. Sono tante le cose che ricordiamo di lui: senz’altro il suo carattere, sempre pronto a sdrammatizzare e a fare la battuta, aveva un ottimo rapporto con i clienti e con i nostri ragazzi. Era un po’ di anni che non lo vedevo, ma ogni tanto capitava che si parlasse di lui in azienda, ricordando episodi simpatici. Le mie più sincere condoglianze alla famiglia. Riposa in pace, caro Mosto».