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Ferrara, le camere in affitto battono gli hotel: «Tante sfuggono al fisco»

Stefano Ciervo
Ferrara, le camere in affitto battono gli hotel: «Tante sfuggono al fisco»

Le strutture extra-alberghiere ufficiali sono 318, sul web ne risultano però 600. Federalberghi chiede più controlli e sanzioni: «La tassazione va uniformata»

21 agosto 2024
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Ferrara Alberghi in affanno, bed&breakfast e affitti brevi che invece tengono aumentando la loro quota di mercato. Anche "dribblando" canali ufficiali e controlli. È questa la fotografia, che in realtà è una denuncia, di Zeno Govoni, titolare dell’hotel Annunziata e presidente di Federalberghi Confcommercio, che trae spunto dai più recenti dati sul turismo in città e appunto sul riempimento del ricettivo per rilanciare la revisione della tassazione nel comparto e l’intensificazione dei controlli. E nel mirino ci sono in particolare gli affitti brevi tipo Aribnb. Govoni parte dal dato che nel primo semestre dell’anno le presenze nelle strutture alberghiere hanno rappresentato il 63% del totale, mentre quelle nell’extra-alberghiero hanno raggiunto il 37%: un significativo cambiamento di "pesi" rispetto al 2019, quando queste ultime non superavano il 28% del totale. «Questa tendenza va oltre Ferrara, toccando molte città d’arte, ma nella nostra città la spinta in questa direzione sembra più forte» è la sottolineatura dell’albergatore. Analizzando l’ultimo anno e mezzo, cioè il periodo gennaio 2023-giugno 2024, «si nota che le presenza nel settore alberghiero hanno registrato un trend negativo in 11 mesi su 18 rispetto allo stesso periodo del 2022-23, mentre rispetto al 2019 sono ben 17 i mesi negativi - è sempre Govoni a parlare - Nel settore extra-alberghiero, invece, i mesi negativi rispetto al 2022-23 sono stati solo 7 su 18, con un solo mese negativo rispetto al 2019, e tutti i mesi positivi che fanno registrare incrementi a doppia cifra». Govoni sottolinea che la tendenza dello spostamento dei turisti verso le camere in affitto è dovuto a diversi fattori, «ad esempio il costo inferiore e le nuove tendenze turistiche consolidatesi dopo il Covid»; né c’è da parte gli albergatori, tiene a ribadire, «l’indice puntato nei confronti dell’extralberghiero nel suo insieme».

C’è però un dato che fa riflettere: «Nel 2019 le strutture dell’extra-alberghiero registrate erano 245, salite a 318 nel 2023. Tuttavia, secondo i dati monitorati da Airdna (piattaforma specializzata per l’analisi del mercato degli affitti brevi, ndr),ci sarebbero circa 600 strutture turistiche attive su piattaforme come Airbnb e Booking»: quindi mancherebbero all’appello circa 280 strutture. Govoni ne deduce che «una larga parte del mercato sfuggirebbe ai canali ufficiali e fiscali. Una situazione che crea una distorsione nel mercato turistico-ricettivo, penalizzando le imprese regolari che si trovano a competere con attività che non rispettano gli stessi obblighi fiscali e normativi del ricettivo alberghiero». Le conseguenze dirette sono un minore introito della tassa di soggiorno per il Comune («ma anche una stima al ribasso delle presenze turistiche, che ha conseguenze sull’immagine della città d’arte» aggiunge), ma anche un riflesso «sui prezzi di mercato, con effetti negativi per i residenti, i non-residenti e gli studenti, che trovano sempre più difficile affittare un appartamento per lunghi periodi. Questa offerta estemporanea di alloggi turistici, che appare e scompare a seconda della convenienza economica, guardiamo al caso Springsteen -conclude l’analisi Govoni - non offre stabilità né al mercato né al mondo del lavoro, aggravando il rischio della desertificazione del centro storico e la scomparsa delle piccole attività di vicinato». Se ne parlerà in un prossimi incontro tra Comune, Federalberghi e Confcommercio, c’è la proposta di «equiparare la tassazione degli immobili ad uso turistico a quella degli alberghi», e «intensificare i controlli e le sanzioni»: si conta nell’aiuto del Codice identificativo nazionale che sarà obbligatorio da settembre.