La Nuova Ferrara

Ferrara

La crisi del commercio

A Ferrara non si arresta la moria dei negozi: «Chiudiamo per non indebitarci»

Stefania Andreotti
A Ferrara non si arresta la moria dei negozi: «Chiudiamo per non indebitarci»

La città continua a perdere attività commerciali, nonostante gli aiuti del Comune. Saracinesca giù per l’edicola di via Mortara, che perde un punto di riferimento

28 agosto 2024
5 MINUTI DI LETTURA





Ferrara «Calano gli incassi e aumentano i costi, piuttosto che indebitarci, chiudiamo». È lapidario Pier Carlo Baglioni, che a fine anno chiuderà per sempre il negozio di accessori di moda e piccola pelletteria al civico 40 di via Giovecca, proprio accanto all’uscita secondaria del Teatro Comunale. L’immobile di interesse culturale, denominato “Ex Casa Borsari”, è di proprietà del Comune che lo aveva concesso a canone calmierato, nell’ambito di una serie di bandi usciti negli ultimi anni, per l’assegnazione agevolata dei locali di proprietà dell’amministrazione. Una misura di «contrasto al fenomeno delle vetrine chiuse e di valorizzazione del patrimonio immobiliare municipale», come l’aveva illustrata l’allora assessora allo Sviluppo Economico Angela Travagli. La formula prevedeva la riduzione progressiva dei canoni per i primi anni di sottoscrizione della concessione: 50% il primo anno, 30% il secondo anno, 10% il terzo anno e a regime dal quarto anno, per dare forza all’avvio di progetti imprenditoriali, ridurre i costi a carico, liberare risorse che possono essere utilizzate per investimenti e lavoro. Ma questo non è bastato.

«Il centro storico – spiega Baglioni – è un luogo di eventi, svago e manifestazioni, ma non più di acquisti, che vengono sempre più effettuati online o in tutti questi grandi store che nascono e crescono in periferia. Il centro, quello che noi chiamiamo la piazza, è sempre meno meta dello shopping, ci si va per divertirsi, incontrarsi, mangiare. Così il piccolo commercio tradizionale chiude e aprono attività legate a intrattenimento e ristorazione. L’amministrazione ha fatto quello che poteva per venirci incontro con un affitto calmierato crescente, per i primi due anni abbiamo retto, ma ora non più. Durante la settimana la clientela è diminuita, e nel fine settimana non viene per niente, concentrandosi attorno alle varie manifestazioni o negli ipermercati».

Baglioni era subentrato, nel gennaio 2022, ad “Alchimie del Gusto” vendita al dettaglio di prodotti ortofrutticoli di Roberto Danieli, che a sua volta si era insediato nel 2020. Sempre nel giro di due anni, l’attività commerciale aveva dovuto chiudere.

«Io sono entrato due anni fa – racconta Baglioni – da allora ho visto un significativo cambiamento, all’inizio le vendite sono andate bene, poi questa primavera, da marzo e aprile, c’è stato un tracollo repentino, una caduta in picchiata, non so il motivo. Forse il calendario di eventi cittadini del 2024 era meno ricco. Di sicuro, dal 1991, anno in cui ho intrapreso la mia esperienza in questo settore, non ho mai vissuto una situazione così. Sono un inguaribile ottimista, ma faccio sempre più fatica a vedere il bicchiere mezzo pieno». Quale dunque il destino per Baglioni e la collaboratrice che lavora in negozio?

«Rimango nella mia attività originale di ambulante, con la quale sono presente con un banco di abbigliamento da donna specializzato in taglie comode, in tutti i quartieri rionali della città. Anche i mercati stanno pagando la minore disponibilità della clientela, che lamenta il costo della vita divenuto insopportabile, e costringe a tagliare il voluttuario, come un pantalone o una maglietta, per non gravare su spese e bollette. Chi amministra e governa negli ultimi anni, ha calcato troppo la mano nei confronti delle famiglie. Con il negozio io avevo cercato di differenziare offerta e clientela, ora stiamo cercando di mandare in saldo gli articoli estivi per di recuperare liquidità vendendo ciò che è rimasto. Parlando con i colleghi, siamo tutti nella stessa situazione e questo non mi conforta, perché se andasse male solo a me vorrebbe dire che sto sbagliando qualcosa, ma posso rimediare, questa invece è una situazione diffusa e strutturale, se dovesse cambiare, cambierebbe in peggio».

Cambia tipologia commerciale, ma non il senso delle parole di Emanuela e Sauro, che sabato diranno addio all’edicola al numero 143 di via Mortara.

«Abbiamo colto l’opportunità dell’incentivo statale – raccontano – che invece di supportare le aperture, agevola le chiusure, noi poi abbiamo raggiunto l’età della pensione e non abbiamo nessuno a cui lasciare l’attività. Ma soprattutto, dopo sette anni che siamo qui, non conviene più, perché gli incassi non sono più sufficienti. La nostra clientela viene soprattutto per acquistare i giornali cartacei, che ora si vendono sempre meno e ad una clientela sempre più anziana. I giovani, prevalentemente universitari, vengono qui per inviare e ricevere pacchi o comprare le carte dei Pokemon, ma non è sufficiente per mantenere aperto. Un tempo c’era molta più attività, adesso stiamo notando che i pensionati che ogni giorno compravano il quotidiano, ora dilazionano gli acquisti, e vengono due o tre volte a settimana, perché le bollette sono aumentate e i costi incidono sugli altri acquisti».

L’edicola è un luogo di acquisto e passaggio quotidiano e quando chiude, il vicinato, la via, l’intero quartiere perdono un punto di riferimento, non solo commerciale, ma anche sociale.

«Domenica è venuta una delle mie clienti anziane, che una volta a settimana veniva per la guida ai programmi televisivi. È stata l’ultima volta che ci vedremo, perché da sabato non avremo più i giornali, ma solo la gestione delle spedizioni e la cancelleria, fino a metà settembre, quando chiuderemo definitivamente. Ci siamo abbracciate, è stato commovente», ricorda Emanuela, tornando a commuoversi. Quando si ha una clientela fissa, si è parte di una comunità, si fornisce un servizio che va ben oltre la mera compravendita di prodotti.

«Ci teniamo a salutare e ringraziare tutti i nostri clienti, ai quali siamo affezionati e che ci mancheranno molto». E un’altra saracinesca si abbassa per sempre.  

© RIPRODUZIONE RISERVATA