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Ferrara

Un grave caso di disagio sociale

«Domanda di residenza, dal Comune solo no. A Ferrara queste persone costrette a vivere nel limbo»

«Domanda di residenza, dal Comune solo no. A Ferrara queste persone costrette a vivere nel limbo»

Gli Avvocati di strada: «Decisione incomprensibile». I volontari: «Noi unico supporto»

06 settembre 2024
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Ferrara La vicenda della famiglia accampata nel “gazebo” ex Covid dell’ospedale Sant’Anna, pubblicata ieri sulla “Nuova” dopo una segnalazione ricevuta dal giornale, ha un pregresso di alcuni mesi durante i quali un ruolo importante, per il supporto materiale, morale e legale agli “ospiti della struttura”, è stato svolto dalle associazioni di volontariato “Un tetto di cuori” e “Avvocato di Strada” che assistono le persone in difficoltà.

«La signora e i due figli – racconta un volontario di “Un tetto di cuori” – sono stati colpiti da un grave lutto il 5 aprile scorso. Il marito della donna era ricoverato al Sant’Anna, dove poi è deceduto. Il nucleo oggi versa in stato di bisogno. Seguiamo il caso da tempo ma non è stato possibile finora sciogliere i nodi che avrebbero potuto imprimere alla situazione una possibile svolta. Il Comune ha rifiutato di concedere alla famiglia, che l’ha richiesta, la residenza fittizia, un percorso previsto dalla legge, e questo fatto blocca anche la possibilità - per la vedova – di chiedere la pensione di reversibilità». Ieri mattina, racconta il volontario, il Comune ha inviato uno “squadrone” «composto da varie persone che hanno invitato la signora a lasciare quel luogo perché entro metà settembre il gazebo sarà smantellato. Una struttura rimasta lì per anni dopo l’emergenza Covid e di cui solo oggi, mentre stiamo cercando una soluzione ad un caso sociale, si programma l’abbattimento».

In questi mesi il sodalizio ha fornito assistenza materiale alla famiglia (cibo, acqua, oggetti di conforto, supporto morale) mentre l’estate imponeva condizioni climatiche tra le peggiori degli ultimi anni. L’azienda ospedaliera ha spiegato l’altro ieri alla “Nuova” di aver segnalato la questione agli enti di competenza. Il Comune? Da quanto raccontano le associazioni ha più ostacolato che agevolato la ricerca di una soluzione.

Raffaele Rinaldi è il coordinatore di “Avvocati di strada” di Ferrara, che fornisce assistenza legale gratuita alle persone con problemi di inserimento sociale. «Seguiamo questo nucleo da giugno – ricorda Rinaldi – Rimasta vedova, la signora ha fatto richiesta di residenza fittizia per poter presentare la domanda di pensione di reversibilità. La risposta è stata per settimane “Le faremo sapere”. Un nostro legale ha chiesto chiarimenti a fine luglio. Il Comune, poi, ha respinto la richiesta di residenza ignorando aggiornamenti normativi e sentenze recenti. Parliamo di un diritto, non di una concessione, garantito dalla legge. La famiglia oggi vive in un limbo. Il 2 agosto è stato presentato ricorso, da allora solo silenzio. In questi mesi alla famiglia è stato promesso da personale appartenente a servizi comunali il pagamento del biglietto ferroviario purché lasciasse la città. Oggi (ieri) l’annuncio da parte di un gruppo di 6-8 operatori del prossimo abbattimento della struttura (alla signora è stato anche fatto firmare un documento senza rilasciare nemmeno una copia) ignorando totalmente le richieste della famiglia».  

Gioele Caccia

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