Adescato, violentato e ricattato a Ferrara: l’ombra di un secondo pedofilo
A processo un 31enne, scambio di accuse tra imputato e testimone
Ferrara Per capire se una persona è colpevole o innocente, serve prima fare chiarezza sui fatti, diradare la nebbia, acquisire certezze. Più va avanti il processo a carico di Bruno Minute – 31enne bellunese accusato di aver adescato, violentato e ricattato un ragazzo che all’epoca dei fatti, tra gennaio e ottobre del 2016, era minorenne – più la faccenda si colora di dettagli, colpi di teatro, tentativi più o meno riusciti di spostare il focus, si aggiungono nuovi personaggi, un secondo pedofilo nell’ombra, mentre una tessera fondamentale del puzzle sembra introvabile.
Partiamo da questa. L’intera vicenda sarebbe nata, così ha sempre raccontato la vittima e lo ha ribadito anche ieri, con una richiesta di passaggio in auto tramite un contatto sull’app BlaBlaCar. Doveva andare in discoteca, aprì l’app, gli comparve il contatto di Minute che lo andò a prendere e poi, anziché portarlo a destinazione, lo portò in un parco in periferia, lo violentò e lo filmò, per poi dare inizio a mesi di ricatti. Le indagini non hanno però permesso di confermare che sia stata usata l’app BlaBlaCar: non risultano account associati ai due protagonisti. Minute ha dei precedenti, ed è in carcere per questo, per aver adescato dei minori sui social, usando lo pseudonimo Martina Mimì, che sostenne di aver usato anche per contattare la parte offesa su Messenger di Facebook. Il Tribunale ha dato tempo al pm Andrea Maggioni di fare altri approfondimenti con BlaBlaCar entro l’udienza del 16 ottobre.
C’è poi tutto il resto, piuttosto torbido. Nella precedente udienza Minute aveva annunciato di avere un testimone a suo favore, un suo ex compagno di cella, collaboratore di giustizia. Il pubblico ministero subito dopo rivelò che quella stessa persona aveva mandato una lettera annunciando di avere informazioni sul fatto che Minute, in realtà, fosse colpevole. Ieri è stato sentito come testimone: «Mi aveva chiesto di dargli una mano per fare delle istanze – ha raccontato – poi è venuto fuori che aveva questo processo e mi ha chiesto se avessi potuto fare delle deposizioni a suo favore, altrimenti avrebbe divulgato delle informazioni su di me». Così Minute, che anche a lui si era professato innocente, gli avrebbe spiegato cosa avrebbe fatto dire alla madre, ma poi man mano si sarebbe tradito sul fatto contestato, fornendo particolari che al teste sono sembrati in realtà probanti la sua colpevolezza, ad esempio dicendo prima di non sapere dove fosse Ferrara, poi spiegandogli come arrivarci per vie secondarie. E ancora: «Mi diceva che non aveva BlaBlaCar ma mi chiedeva sempre se l’account si cancella e per quanto rimane». O allusioni al fatto che quanto subìto, in realtà, sarebbe piaciuto alla persona offesa. Poi l’ennesimo colpo di teatro, una terza persona coinvolta: un pedofilo di cui il teste ha fatto nome e cognome, col quale Minute avrebbe scambiato foto e video e che, nella sua interpretazione, avrebbe potuto prestargli l’auto con la quale l’imputato sarebbe venuto a Ferrara. E ancora un colpo di teatro: la difesa di Minute che presenta la prova che sua madre avrebbe versato poco più 5mila euro sul conto del padre del testimone, accusato ieri dall’imputato di averlo minacciato per ottenere quei pagamenti con l’implicita conclusione: oggi dice certe cose perché non ha ricevuto tutto quanto richiesto. Ma il punto, in questo scambio di accuse, è se il teste sia stato credibile o meno. Lo è sembrato.