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Ferrara, psico oncologia: ecco i trattamenti con realtà virtuale e stimoli magnetici

Ferrara, psico oncologia: ecco i trattamenti con realtà virtuale e stimoli magnetici

I due progetti Pnrr ferraresi al congresso Sipc. Patologie psichiche: focus fattori di rischio

15 settembre 2024
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Ferrara Con il Pnrr, Ferrara è centro di coordinamento nazionale di due progetti legati alla salute della mente. Uno (Mnesys) , con Unife, legato alla ricerca degli aspetti che costituiscono fattori di rischio per lo sviluppo di patologie psichiche. L’altro alla psico-oncologia Asl, con focus sull’utilizzo di nuove tecniche tra realtà virtuale e stimolazione magnetica transcranica come terreno promettente da sondare per il miglioramento dei disturbi relativi all’ansia, alla depressione e allo stress del paziente con patologia oncologica. Se ne è parlato ieri, in simposio, al Congresso della Società italiana Psichiatria di consultazione, Sipc, di cui è presidente e direttore scientifico Luigi Grassi, professore ordinario e direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Riabilitazione Unife, in corso ieri e oggi, a Palazzo Trotti Mosti, Dipartimento di Giurisprudenza. Stigma, quadro giuridico di riferimento, progetto pilota ferrarese. Attorno a questi segmenti si è snodato il confronto, per fare il punto nell’alveo dell’approccio bio-psico-sociale sempre invocato.

Stigma

Lo stigma sussiste ancora, ha confermato Rosangela Caruso, associata di Psicologia Clinica del Dipartimento Neuroscienze e Riabilitazione Unife, e direttrice del programma di Psiconcologia. Ad alimentarlo, anche una certa narrazione che predilige l’utilizzo di un linguaggio bellico o agonistico, che rispetto al malato parla di vittoria in caso di guarigione o regressione, di sconfitta in caso di morte. «È un aspetto culturale che deve essere modificato. La malattia è una condizione umana, che può capitare a ciascuno di noi. Anche la morte fa parte della condizione umana e della vita. Non esistono vincitori e vinti. Esistono persone che compiono nel modo più dignitoso possibile il loro percorso esistenziale». 

Sofferenza dei caregiver

«Vengono colpiti in misura sovrapponibile al paziente dal malessere emotivo e psichico in tutte le sue dimensioni. Succede che sentano di non avere il diritto di chiedere aiuto non essendo malati». Sulla prevenzione, le donne (complice anche la sensibilizzazione sviluppata nel tempo sul tumore al seno che andrebbe fatta anche su altre forme) sono maggiormente aderenti allo screening. Reticenza si registra ancora da parte dell’uomo, «che ritiene di non doversi preoccupare di questioni legate alla sua fragilità, quindi anche alla sua salute». Nel progetto Pnrr, «il nostro obiettivo è avere a disposizione nuovi strumenti non sostitutivi della psicofarmacologia, ma che possano integrarla, per aumentare l’offerta in ambito psico-oncologico».

Quadro giuridico

A fronte di un aumento esponenziale dei casi di tumore anche nei giovani, in particolare nelle generazioni X e Millenials, manca in Italia una legge che imponga la figura dello psico-oncologo nelle strutture sanitarie. E questo, ha spiegato Angela Piattelli, presidente nazionale della Società Italiana di Psico – Oncologia, a fronte sia dell’indiscussa efficacia degli interventi psico-oncologici come la «terapia cognitivo-comportamentale in ambito oncologico», sia di una sterminata letteratura prodotta dalla comunità scientifica internazionale. Un’assenza che complica a la comprensione del ruolo del professionista. E la presidente ha sintetizzato: «Spesso si cita il supporto psicologico, che va benissimo. Ma ai pazienti vanno date risposte di cura. Noi eroghiamo interventi di efficacia clinica di orientamento scientifico». La svolta, negli auspici Sipo, arriverà con una legge (oggi ci sono due Ddl all’attenzione di Camera, il più articolato, e Senato), perché solo la sua approvazione comporterà un impegno di spesa a favore della psico-oncologia. «Servono finanziamenti adeguati da destinare alla salute mentale in ambito oncologico. Serve lo psico-oncologo nella pianta organica dei centri oncologici ed onco-ematologici. Serve l’inserimento nei Lea degli interventi dello psico-oncologo».

Depressione

La malattia oncologica è strettamente connessa alla depressione, a sua volta connessa a disturbi cognitivi e della concentrazione, come è stato illustrato da Federica Folesani, esperta. Un ambito «su cui la prevenzione è quasi inesistente nella pratica clinica di routine, ma può ridurre il rischio di multimorbità e fragilità in individui vulnerabili. Lo screening può essere realizzato con strumenti validati in fase di sviluppo. A Ferrara ci si sta lavorando, come centro coordinatore nazionale del progetto». L’evento, aperto da Grassi, ha visto i saluti del prefetto, Massimo Marchesiello; dell’assessore alle Politiche sociali, Cristina Coletti; della direttrice sanitaria Asl, Giuliana Fabbri.