Sciamano no vax arrestato a Casumaro
Tre persone in manette in un’indagine nel Bresciano. Tra loro anche il 46enne caumarese Yuri Tassinari
Casumaro I fatti sono avvenuti tra Brescia e Rimini, ma una delle tre persone arrestate per aver convinto i genitori di un bambino affetto da un tumore ad abbandonare le terapie mediche e affidarsi a una cura alternativa – e inefficace – c’è anche un ferrarese: Yuri Tassinari, 46enne di Casumaro (già noto, vedi scheda sotto).
L’uomo è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari di Brescia ed è considerato, insieme a Flavia Piccioni, 49enne di Terni, un complice di Sara Duè, 40enne di Bologna, la cui posizione sembra essere la più grave di tutte, essendo indagata anche per una tentata estorsione nei confronti dei genitori del bambino per costringerli a ritrattare le accuse fatte non solo davanti all’autorità giudiziaria ma anche in televisione: del caso si occupò infatti anche Striscia la Notizia. La donna aveva preteso la consegna di 10mila euro e aveva avuto rapporti minacciosi anche con l’oncologo degli Spedali Civili di Brescia che curava il bambino.
Il trio, tra di loro nessun medico, aveva convinto i genitori di un bimbo di due anni affetto da una forma tumorale ad abbandonare le cure tradizionali per accedere invece a una terapia effettuata a distanza da una quarta persona non meglio identificata e collegata dall’estero, tramite un macchinario denominato “Scio”, ubicato negli Usa e che avrebbe funzionato tramite i meccanismi della fisica quantistica (che ormai non manca mai nelle pseudoscienze) e di campi magnetici curativi.
Tra i reati contestati vi sono quelli di sostituzione di persona, esercizio abusivo di una professione, truffa e lesioni personali. Secondo quanto riferito dai genitori del bimbo, che da un anno ha ripreso le cure normali, il trio li aveva assicurati che, dopo il terzo trattamento alternativo, il tumore del bambino fosse in fase di disgregazione. Nella realtà la situazione non solo non era migliorata, ma era peggiorata. Fra gli elementi di prova alla base della decisione di arrestare il terzetto anche le numerose chat e i relativi messaggi tramite i quali Duè e i suoi “collaboratori” Piccioni e Tassinari (come li descrive il gip nel testo dell’ordinanza) hanno effettuato un’opera costante di convincimento nei confronti della famiglia, puntando sull’insofferenza che i coniugi avevano iniziato a manifestare nei confronti del personale medico sanitario a fronte dell’esito negativo delle cure fino a quel momento poste in essere e della sofferenza arrecata dalla malattia al figlio.
Nello stessa trappola delle cure alternative era caduto anche il ravennate Massimo Mariani, anche lui colpito da tumore, e morto dopo molte sofferenze nel giugno del 2023.