Ferrara, gli esperti sull’alluvione: «Negli anni è mancata la prevenzione dei pericoli naturali»
I geologi a Remtech Expo: «Dare spazio ai fiumi è la strada da intraprendere, ribadiamo il concetto espresso dopo l’emergenza di maggio 2023»
Ferrara La città estense al centro dell’innovazione ambientale con il ritorno di Remtech Expo, svoltosi in Fiera, l’unico hub tecnologico internazionale dedicato alla rigenerazione e allo sviluppo sostenibile dei territori. Un appuntamento che ha visto protagonisti esperti e professionisti impegnati nelle sfide del risanamento ambientale. «Gran parte del territorio italiano, per la sua costituzione geologica e orografica è interessato da fenomeni di dissesto geo-idrologico che in occasione di eventi pluviometrici intensi, sempre più frequenti a seguito della crisi climatica, provocano disastri naturali che coinvolgono la popolazione, interrompono i servizi e creano danni alle attività produttive – spiega Antonello Fiore, presidente nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale Sigea Aps –. Al dissesto geo-idrologico dobbiamo aggiungere il rischio sismico, il rischio vulcanico, l’erosione costiera, gli sprofondamenti; tutti pericoli geologici. Purtroppo quello che è mancato negli anni e che non potrà essere recuperato nel breve tempo e senza investimenti importanti è stata la prevenzione dai pericoli naturali. Mentre la conoscenza di questi pericoli è andata avanti con ottime analisi, la pianificazione non ne ha sempre tenuto conto, e oggi abbiamo in pianura aree urbanizzate sottoposte al livello fiumi arginati e pensili».
Un particolare pensiero è andato ai cittadini, ai sindaci e agli operatori di protezione civile coinvolti nell’alluvione in Romagna. Il lavoro di un anno e mezzo sembra vanificato: troppo vicino all’alluvione del maggio 2023 e troppo intenso, questo evento non ha lasciato il tempo per realizzare i complessi interventi necessari per affrontare il tema del cambiamento climatico. «Dopo l’alluvione del maggio 2023 i geologi avevano indicato nel dare spazio ai fiumi, la strada principale da intraprendere – afferma il geologo Paride Antolini, presidente dell’ordine dei geologi dell’Emilia –. Oggi più che mai, nella drammaticità di queste ore, ribadiamo il concetto come principale tipo di intervento necessario per affrontare i problemi legati agli eventi alluvionali. Siamo in allerta rossa, le precipitazioni sono simili all’evento del maggio 2023 e a Modigliana la situazione sarebbe addirittura peggiore. Di fronte ad eventi del genere c’è poco da fare: non bastano le casse di espansione, non basta abbassare le golene e adeguare le sezioni, ma occorre dare spazio all’acqua senza se e senza ma. Sappiamo che c’è un folto gruppo di pensiero che invoca continuamente come un mantra la pulizia dei fiumi e dei fossi come operazione necessaria e sufficiente per affrontare il problema, soluzioni che con queste precipitazioni sono paragonabili alle cure omeopatiche. Determinate aree vicine ai fiumi che noi geologi conosciamo benissimo sono difficilmente difendibili dalle alluvioni: ora ci vuole il coraggio di smettere di fare polemiche politiche e che il cittadino capisca che qui ci vorranno anni per risolvere in parte i problemi».
Da segnalare a RemTech la conferenza organizzativa nazionale di Anbi, i cui rappresentanti hanno illustrato al vicesindaco Balboni le attività dell’Associazione che rappresenta i Consorzi di Bonifica italiani, enti strategici che gestiscono oltre 230mila chilometri di canali e quasi 3000 impianti idrovori in tutto il Paese. «È stata l’occasione per mettere in luce il profondo legame tra i consorzi di bonifica e le istituzioni locali – ha confermato Balboni –, che operano sui territori con funzioni differenti ma spesso complementari, e con obiettivi e strategie comuni mirati alla tutela dell’ambiente e di chi lo abita».