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Il caso

«A Ferrara per incontrare l’assassino di mia figlia»

Daniele Oppo
«A Ferrara per incontrare l’assassino di mia figlia»

La volontà della madre di Pamela Mastropietro, uccisa nel 2108. All’Arginone è detenuto Innocent Oseghale: «Ho bisogno di sapere»

28 settembre 2024
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Ferrara A Ferrara per «incontrare presto Oseghale perché ho bisogno di guardarlo negli occhi e di sapere». Alessandra Verni, madre di Pamela Mastropietro, è convinta che il brutale omicidio della figlia non sia stato opera di un solo uomo, Innocent Oseghale, condannato all’ergastolo e oggi detenuto nel carcere dell’Arginone, e per questo è intenzionata a recarsi nella città estense per incontrare l’uomo e conoscere da lui la verità.

Pamela Mastropietro, 18enne romana, venne violentata e uccisa e il suo corpo venne fatto a pezzi il 30 gennaio del 2018. I suoi resti vennero trovati il giorno dopo all’interno di due valige abbandonate in un piccolo fossato a pochi passi da una villetta a pochi chilometri da Macerata, città dove la ragazza era andata ospite di una comunità di recupero: soffriva di un disturbo borderline ed era diventata dipendente dalle sostanze stupefacenti. Il 29 gennaio era scappata dalla comunità, probabilmente con l’intenzione di fare ritorno a Roma in treno. Accettò dei passaggi da due uomini, il primo verso la stazione e poi, dopo aver perso il treno, da un tassista, consumando dei rapporti con entrambi, fino ad arrivare ai giardini Diaz di Macerata, dove era andata a procurarsi della droga. È qui, secondo quanto ricostruito nelle indagini e nei processi, che incontrò quello che è stato giudicato come il suo assassino: Innocent Osegale, al tempo 26enne, proveniente dalla Nigeria e con dei precedenti per spaccio di stupefacenti. A casa sua i carabinieri trovarono dei vestiti della ragazza, macchiati di sangue. Oseghale aveva confessato di aver partecipato allo smembramento del cadavere, ma ha sempre negato di aver partecipato all’omicidio. Un suo compagno di cella, l’ex boss della ’Ndrangheta Vincenzo Marino, raccontò al processo che Oseghale gli aveva confessato di aver accoltellato Mastropietro e di aver poi contattato un amico per nascondere il cadavere. Con lui vennero arrestati i connazionali Desmond Lucky e Lucky Awelimale, poi archiviati per mancanza di prove a loro carico.

La vicenda fu all’origine dell’attentato compiuto da Luca Traini a Terni, che ferì sei migranti esplodendo dei colpi di pistola al loro indirizzo da un’auto in corsa. Fu anche al centro di una violenta battaglia anti immigrazione e xenofoba portata avanti da molti esponenti del centrodestra.

«Il caso non è chiuso – ha detto Verni ai microfoni della trasmissione di Rai2 –. Altri assassini di mia figlia sono liberi e in circolazione. La perdita di mia figlia, causata da Oseghale e da altri ha lasciato una ferita incolmabile nella mia vita. Le parole non possono descrivere il dolore e l'angoscia che provo ripensando a quello che ha subito Pamela da parte di quegli assassini». La donna, circa un mese fa, aveva scritto una lettera a Oseghale e i legali dell’uomo avevano detto che l’uomo avrebbe acconsentito a un incontro. Incontro che potrebbe avvenire a Ferrara e magari da qui portare a nuove rivelazioni su questa terribile storia.