Argenta, truffatore rispedito a Napoli dopo due tentati raggiri
I piani del malvivente sono stati sventati dalla vittima stessa
Argenta È di Napoli e ha 35 anni l’uomo che giovedì pomeriggio è stato arrestato dai carabinieri della stazione di Argenta per tentata truffa aggravata. I militari di Argenta hanno inoltre trovato nelle sue disponibilità una carta di credito con pin, vari gioielli e anche del denaro provenienti molto probabilmente da altre truffe.
Giovedì il 35enne si era presentato per riscuotere 7.500 euro dopo che due complici (qualificati con un maresciallo dei carabinieri e un avvocato) avevano cercato di farle credere che il marito era in carcere per aver investito una ciclista. Ma non aveva fatto i conti con la “malcapitata” perché questa signora di neanche 50 anni aveva già fatto finire dietro le sbarre altre due donne che con lo stesso giochino ci avevano provato lo scorso 12 aprile. Tre arresti in pochi mesi da parte degli uomini del comandante di Argenta che sono anche il risultato della sensibilizzazione portata avanti con incontri dall’Arma e dalle amministrazioni comunali.
Ma torniamo alle strategie malavitose che non hanno trovato terreno fertile nell’atteggiamento di questa signora, la stessa che, alzando la cornetta del telefono, ha sentito un “maresciallo” le chiedeva: «È una parente di A.F. (il nome del marito; ndr)». «Sono la moglie». Il sedicente maresciallo le comunicava che il coniuge aveva investito una ciclista che poi era morta. Di qui la richiesta del numero di cellulare per farla contattare dall’avvocato d’ufficio, un certo Molinari (cognome buttato lì) perché rischiava la reclusione se non avesse pagato una cauzione stabilita dal Gip, mescolando così con disinvoltura il sistema giudiziario italiano con quello statunitense.
La signora, incredula che a distanza di pochi mesi le ricapitasse ancora una truffa, è stata al gioco prima telefonando col cellulare al marito che era in ottima forma, poi direttamente al comandante, il luogotenente Maurizio Fasulo, mettendo in viva voce il cellulare in modo da fargli ascoltare la comunicazione con il truffaldino. Riagganciato, il finto avvocato ha chiamato chiedendo 7.500 euro in contanti. Il comandante, capendo che si trattava di una nuova truffa ai danni della stessa persona, essendo lui lontano da Argenta, ha inviato un vicebrigadiere navigato e una carabiniera che poi si sono nascosti in garage. «Non ho tutti i contanti – ha risposto la signora –, ho solo 2.000 euro, un Rolex, una catenina in oro un anello e la fede». «Metta tutto in una busta» ha precisato il delinquente annunciando che sarebbe arrivato un perito. Dati alcuni codici alfanumerici per finte registrazioni, alla porta d’ingresso si è presentato il “perito”. La signora lo ha invitato in cucina dove c’era il sacchetto: il tempo di afferrarlo che carabiniera e vicebrigadiere hanno urlato: «Fermo: carabinieri». Senza opporre resistenza l’uomo è stato bloccato e trasferito in caserma. Ieri il processo per direttissima: rimandato a Napoli con l’obbligo di dimora. l
Giorgio Carnaroli
© RIPRODUZIONE RISERVATA