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Il processo

Ferrara, video con minori nel portatile: le accuse al delegato Onu

Daniele Oppo
Ferrara, video con minori nel portatile: le accuse al delegato Onu

Decine di filmati scaricati dalla rete, ma lui nega siano suoi

02 ottobre 2024
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Ferrara Nel mese di maggio dello scorso anno, la Procura di Bologna aveva chiesto al tribunale felsineo l’emissione di un decreto penale di condanna. Tre mesi di reclusione, convertiti in 2.250 euro di pena pecuniaria, ridotti a 1.800 in caso di pagamento immediato, senza opposizione.

Massimo Restivo Caponcello, 65 anni, che si presenta come delegato Onu, l’opposizione l’ha fatta, anche perché il reato per il quale avrebbe accettato la condanna è di quelli brutti: detenzione di materiale pedopornografico. Quarantuno video interi e tre frammenti di video che ritraevano minori in atteggiamenti sessuali espliciti, conservati in un computer portatile trovato in suo possesso nel corso di un’indagine per un presunto raggiro ai danni di un’anziana signora, per il quale oggi sarà a processo. Caponcello, assistito dall’avvocato Claudio Mazzoni del Foro di Roma, ieri si è sottoposto all’esame e ha negato con decisione ogni responsabilità.

«Quei filmati non li ho mai visti», ha detto rispondendo alle domande del pm Ciro Alberto Savino, spiegando anche di non avere «mai scaricato o condiviso in rete» tramite programmi cosiddetti peer to peer, usati per scambiare film, musica, foto e file in generale che erano molto in voga soprattutto qualche anno fa, prima dell’esplosione delle piattaforme di streaming. In questo caso i video sembra siano stati scaricati usando il programma eMule.

Restivo ha spiegato che il pc sul quale sono stati trovati i video è quello fornito in dotazione dalla Ong di cui oggi è commissario straordinario, la Ico United Planet, che nel periodo a cavallo tra metà dicembre e metà gennaio 2021, lui era andato a Kiev, dove ha sede la Ong, e aveva lasciato per alcune settimane il computer ai tecnici, i quali scaricavano e caricavano i programmi necessari al lavoro. «L’ho lasciato in azienda dal 20 dicembre a poco prima di partire», ha detto. Poi ha spiegato che la password per l’accesso al pc era quella fornita dallo stesso staff tecnico e che era anche scritta in un adesivo che lasciava attaccato al monitor o in un cassetto. Il tutto in un contesto in cui la sede dell’organizzazione, è parso di capire anche da due testimoni della difesa sentiti ieri, sarebbe un open space con alcuni uffici, utilizzati però anche da altre organizzazioni e quindi da altre persone, che in teoria, avrebbero potuto avere libero accesso al suo computer di lavoro. Il processo è stato aggiornato al 21 gennaio del prossimo anno per la chiusura dell’istruttoria, con la procura che è parsa intenzionata a fare qualche approfondimento tecnico nel frattempo, e per la discussione. Oggi invece, Restivo è chiamato a rispondere di un raggiro di circa 400mila euro ai danni di una 90enne. Truffa, furto, appropriazione indebita, furto in abitazione, indebito utilizzo di carte di pagamento, i reati contestati dalla procura di Ferrara.