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Ferrara, processo per prostituzione: da avvocata della difesa a possibile testimone dell’accusa

Alessandra Mura
Ferrara, processo per prostituzione: da avvocata della difesa a possibile testimone dell’accusa

Il colpo di scena in udienza durante il racconto della vittima

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Ferrara Il colpo di scena è arrivato a fine udienza, quando si è capito che uno degli avvocati della difesa potrebbe essere anche uno dei testimoni chiave. E che ha dunque rimesso “in diretta” il suo mandato, con conseguente interruzione dell’udienza e rinvio del processo.

La vicenda risale al 2015 e vede due donne uruguaiane (Daniela Mariquesan e Fernandez Sandra) accusate di sfruttamento della prostituzione ai danni di una loro connazionale. La stessa che ieri, davanti al collegio, è stata ascoltata come parte offesa. Rispondendo alle domande del pubblico ministero Alberto Savino, la donna ha raccontato di essere stata portata in Italia da una delle due imputate con la promessa di un lavoro onesto. Una volta a destinazione, però, le erano stati sottratti i documenti ed era stata costretta a prostituirsi per ripagare il debito del viaggio. Un ordine a cui lei aveva obbedito per paura, perché i suoi figli, ha detto, erano rimasti in Uruguay e le famiglie delle sue sfruttatrici erano temute in patria, circostanze su cui le imputate avrebbero fatto neanche troppo velate allusioni. La donna aveva dunque esercitato la prostituzione per una ventina di giorni a Ferrara, per poi essere trasferita a Bologna, dove aveva continuato per un altro anno, consegnando dai 200 ai 250 euro del guadagno che veniva spartito tra le imputate. Tutto questo fino a quando non era riuscita a riscattarsi, anche grazie al generoso aiuto di uno dei clienti che aveva pagato la somma dovuta di 40mila euro. Dopo quattro anni di tranquillità, però, la donna si era rivolta di nuovo a una delle sue sfruttatrici ed era tornata a prostituirsi «per una sola settimana – ha ammesso – perché mio marito era tossicodipendente e disoccupato e avevamo bisogno subito di soldi».

Proprio il degradarsi dei rapporti coniugali era stata poi la miccia che aveva acceso l’indagine per sfruttamento della prostituzione: la donna aveva denunciato il marito per maltrattamenti e l’uomo, a conoscenza del suo passato, aveva rivelato agli inquirenti che la moglie si era prostituita. Da qui gli accertamenti da parte della Squadra mobile ferrarese sulla sospetta attività di sfruttamento che si era compiuta prima a Ferrara e poi a Bologna. Dove, tra l’altro, alla donna era stato restituito il passaporto dalle imputate, per fare richiesta di asilo politico. Ed è a questo punto che è emerso (tra l’altro su una domanda della difesa) che ad accompagnarla in Questura per le pratiche era stata proprio l’avvocata di una delle imputate. Qualche secondo di incredulità e di inevitabile imbarazzo, e la legale si è affrettata a dichiarare di rimettere il suo mandato, perché a questo punto, come ha fatto notare la corte, potrebbe finire diritta nella lista dei testimoni.