Copparo, 480 a rischio alla Berco. I sindacati: «A pagare non siano i lavoratori»
Le proposte: «Si utilizzino contratti di solidarietà e ammortizzatori»
Copparo Netta contrarietà dei sindacati alla decisione della direzione Berco di procedere a 550 esuberi di personale. Oltre a quella di non voler più pagare la parte economica del contratto aziendale. La forte preoccupazione dei sindacati, che hanno comunicato quanto richiesto dall’azienda ieri nelle assemblee coi lavoratori, è stata resa nota nella conferenza stampa convocata nella saletta sindacale a Copparo, presenti le Rsu interne e le segreterie provinciali con Stefano Bondi, segretario della Fiom-Cgil di Ferrara, Patrizio Marzola della Fim-Cisl, Alberto Finessi della Uilm-Uil. Con loro i rappresentanti delle Rsu Antonio Barile, Diego Gardellini, Luca Fioravanti, Igor Bergamini, Simone Nonato, Paolo Brandalesi e altri.
Tratto comune dei loro interventi, come si diceva, la forte preoccupazione per quando chiesto dalla controparte nel recente incontro di venerdì scorso, la netta contrarietà anche per i tempi ritenuti troppo stretti chiesti dall’azienda per procedere a ben 480 licenziamenti nello stabilimento principale di Copparo e un’altra settantina in quello di Castelfranco Veneto.
«Come tempistica, ci hanno chiesto di attuare questi esuberi in soli tre mesi, ovvero entro dicembre. Questo per noi è inaccettabile – ha detto in particolare Bondi, e con accenti simili anche Finessi e Marzola –, è una richiesta della direzione aziendale per noi insostenibile. E questa nostra posizione la diremo alla controparte nel nuovo faccia a faccia che si terrà alle 14 di venerdì: siamo aperti al dialogo certamente, ma contrari al modo e i tempi in cui si propongono questi nuovi esuberi. Invece noi proponiamo l’applicazione dei contratti di solidarietà e gli atri ammortizzatori sociali da qui ad un anno. Poi c’è il tema complesso delle pensioni, in attesa anche delle decisioni del governo in merito. Sappiamo che tante aziende non solo italiane subiscono le conseguenze delle tante crisi aperte in Europa e nel Medio Oriente, il costo altro dell’energia (ma pagato pesantemente anche dalle famiglie italiane) la forte stasi economica della Germania (sede della casa madre ThyssenKrupp; ndr), ma non si può accettare che ne paghino le conseguenze sempre i lavoratori». Marzola ha criticato Berco per i comunicati inviati in anticipo ai mass media. Mentre Finessi della Uim ha detto che si va nel Ferrarese verso «la crisi totale del settore metalmeccanico, in forte difficoltà anche tante piccole imprese. Alla Berco ci sono stati continui cambiamenti organizzativi e avvicendamenti: negli anni quattro o cinque amministratori delegati. Si punta ad un’azienda che abbia solo poco più di 800 dipendenti». I sindacati chiedono infine una «assunzione di responsabilità sociale delle aziende e della politica ai più alti livelli, rispettando da parte l’apposito accordo regionale in merito. Mentre Ferrara è fanalino di coda in regione per bassa natalità, crisi, fuga dalle scuole dei giovani».