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Le indagini

Ferrara, bimbo schiacciato dal trattore: il padre non è responsabile

Daniele Oppo
Ferrara, bimbo schiacciato dal trattore: il padre non è responsabile

L’ha stabilito la consulenza tecnica: nella morte del piccolo Alessandro, suo papà Federico non ha colpe e l’indagine aperta per omicidio colposo sarà con ogni probabilità archiviata

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Ferrara Forse è solo una piuma che si solleva dal carico di dolore che la famiglia Bruttomesso si porta sulle spalle dallo scorso mese di giugno. Ma è una piuma che un suo peso lo ha, perché dice che nella morte, tragica e spaventosa, del piccolo Alessandro, suo papà Federico non ha colpe e per questo l’indagine aperta a suo carico per omicidio colposo avrà con ogni probabilità l’archiviazione come esito.

A dirlo è la consulenza tecnica realizzata dall’ingegner Alfonso Micucci, incaricato dalla sostituta procuratrice Barbara Cavallo di analizzare tecnicamente l’incidente nel quale il piccolo Alessandro, 7 anni, è deceduto schiacciato con la sua bicicletta da una ruota del trattore che il padre stava manovrando all’interno dell’area cortiliva di casa, in via Cento, a Porotto. Erano le 19 circa del giugno di quest’anno. La conclusione è identica nella sostanza a quella alla quale era giunto anche Mattia Strangi, l’ingegnere nominato come consulente tecnico della difesa (avvocati Simone Bianchi e Giuliano Onorati). L’incidente è stato purtroppo inevitabile, in nessun modo, con tutta la diligenza richiesta – che non è mancata – Federico Bruttomesso avrebbe potuto impedirlo. Il figlioletto – che pure era stato ammonito dalla nonna di non andare oltre il portico di casa perché era pericoloso, proprio per la presenza del trattore in manovra – è infatti sbucato dal lato di un fabbricato usato come deposito, percorrendo con la bici circa un metro e mezzo. La possibilità – potenziale – di vederlo è stata compromessa se non proprio annullata sia dallo spigolo, che dalla conformazione del mezzo agricolo, che impedisce la visuale completa laterale, che dalla velocità con la quale il bambino ha percorso quel metro e mezzo: una frazione di secondo, troppo poco integrare il tempo di reazione. Non poteva fare nulla né per evitare né per mitigare l’impatto, perché non poteva notare la presenza del figlio in tempo utile a reagire.

Un tragico errore del bambino, a voler razionalizzare la vicenda, a voler raccontare un rapporto causa-effetto. Ma chi, da bambino, non ha mai sfidato la sorte non dando ascolto ai divieti, agli ammonimenti di genitori e parenti? È allora solo una fatalità, senza colpe, senza colpevoli. Un “caso fortuito”, come si dice in termini giuridici, un evento imprevedibile, eccezionale, straordinario, che non si può ovviare mentre si sta verificando. Rimane il vuoto lasciato, il dolore che si spera un giorno possa attenuarsi, e il rispetto per esso che si deve al padre e a tutta la famiglia.