A Comacchio sempre più negozi chiusi
Il periodo di crisi non passa. Affitti salati, mancata riqualificazione urbana, assenza di incentivi e la Ztl sono le maggiori criticità
Comacchio Serrande abbassate e vetrine vuote, sulle quali campeggiano i cartelli con recapiti telefonici accompagnati dall’indicazione “affittasi” o “vendesi”, documentano in modo drammaticamente esemplare il lento e graduale declino a cui sta andando incontro il centro storico lagunare. Il cuore della Piccola Venezia, fulcro da sempre della vita politica, sociale e commerciale di una località turistica si sta svuotando non solo di residenti ma anche di negozi. Solo lungo l’asse piazza Ugo Bassi-piazza Folegatti-via Sambertolo si contano ben sette vetrine di attività commerciali, talune storiche, irrimediabilmente abbassate. Affitti salati, limitazioni dovute alla Ztl, mancata riqualificazione urbana e mancanti incentivi a coloro che intendono aprire un negozio di prossimità in centro storico sono solo alcune delle ragioni alla base del depauperamento commerciale. Per Alessandro Piccoli, titolare di una ferramenta storica in piazza Folegatti, fondata dal compianto papà Novello, «poca gente frequenta il centro storico, che commercialmente, così, ha scarso valore. Ci sono costi elevati per gli affitti, che oscillano da 400 a 700 euro anche per locali di metratura limitata ed i proprietari degli immobili non seguono l’andamento del mercato. Dovrebbero abbassare i prezzi. Io, come tanti, tiro a campare – prosegue Piccoli – ma non ho un affitto da pagare».
Un’altra criticità riguarda la Ztl, calata in un’area in cui, in inverno, circolano pochissimi pedoni. Ad approfondire l’analisi interviene Roberto Bellotti, presidente di Confesercenti del Delta, il quale rilevando che andrebbe ridiscussa proprio la Ztl, osserva come «questa è stata la prima isola pedonale a sorgere, negli anni ’70 nella provincia di Ferrara, ma da allora non si mai più lavorato attorno ad un piano di riqualificazione e di rinnovo dell’arredo urbano. Il Pnrr sarebbe stato un’occasione d’oro, ma si sono persi tutti i treni». Spuntano ovunque cartelli con le scritte “vendesi” ed “affittasi” e mentre il centro storico straripa di turisti solo in occasione di grandi eventi, come lo sono la Sagra dell’anguilla, la Festa di Halloween e pochi altri, anziché rivitalizzarsi, il commercio continua a subire battute di arresto. «Si sta parlando di riportare sul territorio il turismo da crociera – prosegue Roberto Bellotti -, ma anche l’illuminazione artistica nel cuore di Comacchio è rimasta una grande incompiuta. Basta spostarsi in piazza XX Settembre, davanti al duomo, per rendersi conto del buio pesto che avvolge la zona di sera. Inoltre, ogni tabella merceologica, in tutto il centro storico, langue». La concorrenza dei vicini centri commerciali è un’altra delle ragioni ritenute tra le cause di quella che Sandra Carli Ballola, consigliera comunale, capogruppo della lista civica La Città Futura/M5s definisce “desertificazione del centro storico”. Per Carli Ballola «servono politiche per affrontare il tema: il centro storico è scarsamente abitato, si anima solo in occasione di eventi. È stata chiusa recentemente anche una merceria e ora ha aperto, al suo posto, un forno, che però è rimasto attivo solo durante la sagra. Avevo chiesto una tassazione comunale progressiva sulle persone ed il ridimensionamento dell’Imu sui negozi chiusi». Un’ulteriore criticità riguarda la burocrazia farraginosa, in quanto anche solo per ottenere l’autorizzazione ad installare un’insegna pubblicitaria, sono necessari pareri di più enti. Costi d’affitto elevati e burocrazia sembrano scoraggiare potenziali investitori.