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L’invasione delle cimici a Ferrara. Flagello per l’agricoltura

Annarita Bova
L’invasione delle cimici a Ferrara.  Flagello per l’agricoltura

Inutile ogni rimedio. Freddo e vespa samurai unici nemici

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Ferrara Un’invasione mai vista prima. Sono ovunque. Sulle finestre, muri, balconi, auto e panni stesi. Entrano nelle case favorite dalla loro forma piatta e iniziano a volare e a sbattere in ogni angolo, lasciando un odore nauseante. Ma soprattutto sono un flagello per l’agricoltura. Le cimici, sia quelle verdi che quelle marroni, in questi giorni non danno tregua a Ferrara e provincia e con il caldo che non accenna a diminuire si moltiplicano senza controllo. Ogni forma di “difesa” è praticamente inutile: con gli insetticidi ne muoiono a decine, ma dopo poco ne tornano altrettante e a poco e niente servono i “rimedi naturali”. Un po’ bisogna rassegnarsi e armarsi di “aspiracimici”, in vendita anche nei supermercati. Le cimici non sono pericolose per l’uomo, nel senso che non sono portatrice di malattie, anche se è decisamente sgradevole per l’aspetto e soprattutto per l’odore che emana quando viene toccata o schiacciata. In alcuni soggetti questo insetto suscita vere “fobie”, forse anche per l’imprevedibile volo a zig zag che in qualche modo fa perdere di vista l’insetto che cade dietro divani, mobili, letti e arriva anche mentre si è alla guida perché riesce a entrare dalle portiere.

Il freddo «L’unico nemico delle cimici è il freddo», dicono rassegnati i contadini. Appena la temperatura si abbassa gli animaletti cercano rifugio in case e garage, per poi cadere in una sorta di ibernazione d’inverno. Solo le gelate sono in grado di ucciderle e in Emilia Romagna «di ghiaccio non se ne vede più molto. Così siamo pieni di animali molto dannosi per la frutta e i raccolti – spiega Luigi Pirani, agricoltore in pensione -. Una volta aspettavamo “il generale” (l’inverno, ndr) con ansia, qui era davvero dura. Ma serviva, eccome se serviva. Uccideva tutto. Adesso è un disastro».

Le cimici si nutrono di frutti di piante coltivate, ornamentali e spontanee e vengono pregiudicate le produzioni di colture agrarie dalla tarda primavera a fine estate. Le colture da frutto maggiormente danneggiate sono il pero, il melo, il pesco. Ma anche pomodori, peperoni, mais, girasole. Quattro anni sono passati dall’inizio nella nostra Regione del progetto di lotta biologica alla cimice asiatica, con l’impiego dell’antagonista naturale Trissolcus japonicus, una minuscola vespina assolutamente innocua per l’uomo e per gli animali, comprese le api, che proviene dall’Asia, dalle stesse zone da cui arriva la cimice asiatica. Si tratta di un insetto che si nutre di polline e nettare e non punge, in quanto usa il suo ovopositore soltanto per ovideporre le proprie uova in quelle di cimice asiatica, parassitizzandole. La vespa samurai, utilizzata per la lotta biologica, si è insediata nel territorio agricolo della regione, “colonizzando” circa il 37% delle uova di cimice. «Continuiamo a investire nella ricerca per trovare nuove soluzioni contro le fitopatie e i parassiti che attaccano le piante da frutto- informa l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi-. E i progetti che sono stati avviati mostrano che questa è la strada giusta. Poi gli indennizzi, che sono un sostegno concreto ottenuto per tutto il comparto colpito da questo dannoso parassita, un aiuto fondamentale che si aggiunge all’impegno regionale col piano di lotta biologica».l

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