Ferrara, ragazza mandata a prostituirsi. Gli aguzzini: «La ospitavamo, non sfruttavamo»
Una coppia a processo, la difesa: «Prendeva i soldi per pagare l’affitto della camera»
Ferrara Ospitata, non sfruttata. La difesa è rimasta quella iniziale: marito e moglie, entrambi imputati per sfruttamento della prostituzione di una loro connazionale nigeriana, negano le accuse. Quella ragazza, loro, la ospitavano e basta, solo per un periodo temporaneo, e i soldi da lei ricevuti erano solo i compensi «per l’affitto della camera» e per il vitto. Anzi, l’uomo ha raccontato ieri di essere stato un associato dell’Associazione nigeriana a Ferrara, mostrando anche la relativa tessera (scaduta nel 2020), e di aver accompagnato qualche persona all’allora Centro servizi integrati per l’immigrazione facendo da traduttore. Così fece, ha raccontato, per la persona offesa, per aiutarla a ottenere i necessari permessi.
La coppia di coniugi finita a processo deve rispondere dell’accusa di aver sfruttato la prostituzione di una giovane donna, tra 2016 e 2017, portata a Ferrara, come altre ragazze nigeriane, dopo che i suoi familiari l’avevano convinta a partire per l’Italia, dove avrebbe potuto lavorare e mandare i soldi a casa. Per il viaggio la ragazza aveva contratto un debito di circa 26mila euro, sigillato con rito voodoo. Avrebbe dovuto fare la sarta, secondo le promesse, l’hanno invece spedita in strada a soddisfare le voglie dei ferraresi. Secondo l’accusa, marito e moglie – entrambi assistiti dall’avvocata Simona Maggiolini – sarebbero stati l’anello finale della lunga catena della tratta delle donne nigeriane. L’imputata, peraltro, è emerso aver avuto un passato simile: prostituta a Bologna, fino all’incontro con il marito che la portò a Ferrara. Marito che ieri ha tentato di negare questa circostanza, dicendo che a Bologna faceva lavori di pulizia, e poi «quello che fanno le donne quando vanno fuori», perifrasi usata per la vergogna – così ha detto lui stesso – di dire la parola «prostituta» in relazione alla sua compagna. L’indagine nacque dopo che la persona offesa venne avvicinata dall’Unità di strada. Denunciò lo sfruttamento alla Polizia di Stato. Ma alcune cose non sono ancora chiarissime e forse l’indagine non è penetrata abbastanza in fondo per raccogliere prove, se ci sono, così nette a carico della coppia. Il pm Alberto Savino ha chiesto e ottenuto la possibilità di effettuare un’integrazione istruttoria entro la prossima udienza, quella finale, del 28 novembre.