Ferrara, tanti anziani e pochi neonati: l’inverno demografico continua ad avanzare
I dati del bilancio sociale dell’Inps per la nostra provincia: saldo positivo per l’occupazione, ma solo rispetto all’anno precedente, e le donne guadagnano il 26,8% in meno rispetto agli uomini
Ferrara Il 2023, in termini di occupazione, è un anno che registra un saldo positivo. Perché, secondo i dati del Bilancio sociale Inps, ci sono 1.526 occupati in più. Continua, tuttavia, «l’inverno demografico del nostro territorio» che registra un segno meno nelle nascite. Il che vuol dire che il Ferrarese registra «un numero di pensioni che è superiore a quello delle retribuzioni». E, a non voler vedere tutto nero, c’è però un altro dato che conforta, anche se in minima parte, visto gli altri indicatori illustrati sul tema: le donne nella nostra città hanno una retribuzione che è al di sopra della media regionale e nazionale. La fotografia economico-sociale del territorio è stata presentata ieri, a Palazzo Crispi, sede del Consorzio di bonifica di pianura di Ferrara, dalla direttrice dell’Inps di Ferrara Annalisa D’Angelo. Con lei il direttore regionale Francesco Ricci. A dare un contributo all’analisi di questo rapporto anche la consigliera di parità Annalisa Felleti, il presidente del Comitato provinciale Inps Giorgio Zattoni e la rappresentante di Cidas, realtà lavorativa importante nel Ferrarese, Barbara Lambertini. Il rapporto presentato dalla direttrice dell’Inps si suddivide in diverse sezioni.
Lavoro Sul lavoro la direttrice parla di un quadro che è positivo, rispetto al 2022, in termini di occupazione. Ci sono infatti più di 1.500 nuovi occupati e dunque il saldo, rispetto all’anno precedente, e positivo. «Gli occupati totali nel Ferrarese sono 147mila di cui 65mila sono donne» riferisce D’Angelo. Numeri poi integrati dall’analisi che ha illustrato ai presenti (c’era il prefetto Marchesiello, i rappresentanti delle varie associazioni di categoria e i rappresentanti dei sindacati, ndr) la consigliera di parità Annalisa Felletti. «Ho cercato in tutti i modi, leggendo questo report di essere propositiva nella mia relazione ma mi è molto difficile», dichiara aprendo la sua analisi. E aggiunge: «Perché se il saldo degli occupati per il 2023 è positivo con un più 2,7%, andando a vedere i numeri del 2019, e cioè prima del Covid, registriamo 1.400 occupati in meno ovvero una flessione dello 0,9%».
Demografia Ferrara continua a vivere «un inverno demografico», afferma ancora la consigliera Felletti, commentando i dati del report Inps sulla natalità. E aggiunge: «Non facciamo figli e siamo di fronte a un numero di grandi anziani sempre maggiore». E chiosa riferendosi al quadro nazionale: «L’Italia non è un Paese per le donne e per le madri perché mancano i servizi per poter sostenere le donne che si trovano oltre che a lavorare a dover accudire i figli e ad assistere gli anziani».
Ammortizzatori sociali Il report dell’Inps registra quasi 15.950 Naspi erogate lo scorso anno. «A cui si devono aggiungere le 7.902 disoccupazioni agricole», spiega la direttrice di Ferrara che snocciola però numeri più positivi sui tempi di erogazione. «Nel 2022, se i giorni dalla domanda di disoccupazione a quelli dell’erogazione erano 107 ora sono diventati 13. Trenta invece per la disoccupazione agricola che non viene erogata mensilmente ma una tantum». Sul fronte della Cig (Cassa integrazione e guadagni) il 2023 registra un incremento. Quelle ordinarie sono 4.641 contro le 4.154 dell’anno precedente. L’incremento più alto, tuttavia, si nota sulle Cig straordinarie che da 319 dell’anno 2022 sono passate e a 1.191.
Reddito medio Citando il recente rapporto Ires della Cgil, Annalisa Felletti parla di una provincia “cenerentola” visto che il «reddito medio è inferiore alle altre province dell’Emilia-Romagna». Ferrara non va oltre «i 24mila euro di reddito l’anno, per arrivare a Goro con 9.623 euro», informa la consigliera che aggiunge: «Ferrara è dunque povera di lavoro e quello che c’è viene retribuito meno che nel resto delle province emiliano-romagnole».
Gender gap Se realtà pubbliche come l’Inps hanno aderito all’accordo per la riduzione del gender gap (ovvero il divario di trattamento fra i generi, ndr), il quadro di disparità fra uomini e donne nel mondo del lavoro, e anche nelle realtà pubbliche, secondo l’analisi dei dati effettuata dalla consigliera di parità è a tinte fosche: «La retribuzione giornaliera di una donna è di 26 euro in meno rispetto a un uomo (-26,8%) e in tutti i settori le donne fanno molta più fatica e, con tempi più lunghi, ad accedere ai ruoli apicali». Tre i motivi, per Felletti: «Norme con stereotipo, mancanza di autonomia economica, specie se escono dalla violenza, e inadeguatezza dei servizi che possono assisterle, come, a esempio, quella nel campo delle cure».