Campotto, Agrilocanda allagata: morti conigli e galline
Cavalli e asino portati in salvo, mentre parte la raccolta fondi per far fronte ai danni dell’alluvione. Finisce sott’acqua anche la Pieve di San Giorgio e il “Più o meno bar” rimane isolato
Campotto Hanno sperato fino all’ultimo i gestori dell’Agrilocanda Val Campotto ma la mole d’acqua che arriva dall’Idice è talmente tanta che gli argini a protezione non sono risultati sufficienti. Il torrente che da domenica mattina scorre dentro la savenella della chiusa Brocchetti, ha invaso i campi a destra della via Cardinala (IL VIDEO DAL DRONE) raggiungendo una quota tale che ha superato gli argini di protezione allagando i ripari dei cavalli e dell’asino, i recinti delle capre, galline, conigli e i due maialini fino ad arrivare ai fabbricati. Ora la speranza è riposta nelle protezioni che la solidarietà di parecchie persone hanno messo in campo mettendo tavole e sacchi di sabbia davanti alle porte. Purtroppo, galline e conigli sono annegati, i cavalli e l’asino erano stati portati via e ieri dopo pranzo, sono stati messi in sicurezza anche i due maialini. «Purtroppo – raccontava ieri mattina un giovane donna – l’argine a sinistra dell’area è stato spazzato via. Da Angelica a Saletti e Tundo, tutti qui stanno cercando di portare all’asciutto i frigoriferi per evitare che vadano in malora ». Dotati di scafandri con le bretelle e stivaloni alla coscia, immersi in 70/80 cm d’acqua hanno cercato di salvare il salvabile.
L’Agriturismo Val Campotto è dunque «vittima di questa pesante alluvione» e riversa ora in serie difficoltà: per questo è stata attivata una raccolta fondi. «Abbiamo bisogno del vostro aiuto per ripartire – dicono i responsabili –. Ogni contributo, piccolo o grande, può fare la differenza».
Acqua davvero tanta che nemmeno nel dicembre 1996 ne era venuta così tanta. Allora si verificò che il Cavo Napoleonico non riuscì a scolmare in Po perché troppo alto con la conseguenza che il Reno si riempì fino ad un metro dalla sommità arginale destra. Tutti i bacini Bassarone, Cassa Campotto, Traversante, Vallesanta erano stracolmi: non c’era più spazio e così il 15 dicembre venne tagliato l’argine del Bassarone tanto da allagare le casse di espansione le stesse allagate oggi dall’argine dell’Idice fino all’immissario Lorgana, dall’argine della Pastore fino al confine del territorio bolognese. Tant’acqua, mai così tanta come in questi giorni. A farne le spese anche Enrico Lateniesi proprietario di “Più o meno Bar”, una piccola ma importante realtà costruita all’interno del parco della Pieve. «Purtroppo la situazione che mi trovo ad affrontare è davvero difficile e disastrosa. Voglio ringraziare tutti per la straordinaria solidarietà che mi avete dimostrato – ha detto -. Non so ancora quando o se riuscirò a riaprire, i danni sono davvero ingenti e richiederanno tempo per essere risolti». E ha aggiunto, «ho sempre dato il massimo per fare del bar un luogo speciale per tutti noi. Realizzare questo progetto era un sogno per me, e so che lo era anche per tanti di voi. Vi terrò aggiornati su ogni sviluppo e sulle decisioni future, spero davvero di riuscire a rimettere in piedi ciò che in fondo abbiamo costruito insieme». Chi invece sopporta è la Pieve di San Giorgio, finita sott’acqua più volte e la storia lo racconta.