Ferrara, caso Big Town: barista «dissociato» mentre colpiva
Dal consulente della Procura una carta a vantaggio della difesa
Ferrara Negli attimi di maggiore brutalità, quando con un lucchetto rompeva la testa a Davide Buzzi, Mauro Di Gaetano era dissociato dalla realtà, come avvolto dalla nebbia, e agiva come un automa. Aveva, per usare i termini del consulente psichiatrico Roberto Zanfini dell’Ausl della Romagna, una capacità di intendere e di volere compromessa per via dello stato di ansia e agitazione determinato dalla percezione del pericolo che incombeva su di lui in quei minuti. In altri termini, in quella fase, e solo in quella, Mauro Di Gaetano sarebbe stato parzialmente incapace di intendere e di volere. A pochi giorni dalla prima udienza in Corte d’assise per il massacro avvenuto il 1º settembre del 2023 nel locale di via Bologna, emerge un nuovo elemento che non mancherà di sicuro di far discutere la pubblica accusa e le difese e che potrebbe condurre il tribunale a disporre una perizia. Anche perché il consulente – chiamato dalla procura a dare anche ulteriori delucidazioni rispetto al documento principale – specifica che quella particolare condizione sia terminata una volta che Di Gaetano si è sollevato dal corpo ormai martoriato di Buzzi (che in precedenza aveva ricevuto varie coltellate, tra le quali una alla gola, dal padre Giuseppe) e ha rivolto la sua violenza nei confronti di Lorenzo Piccinini, il giovane che aveva accompagnato Buzzi nel blitz per devastare il bar, portandosi appresso una tanica di benzina. E non era più avvolto da quella nebbia nemmeno quando si è di nuovo inchinato per colpire ancora Buzzi, ormai completamente inerme. In queste ultime fasi si sarebbe modificata anche la sua percezione soggettiva del pericolo: la specificazione della soggettività è importante, perché osservando e analizzando la scena dall’esterno (e post evento) appare chiaro che il pericolo fosse non più attuale. Un cambio di stato che è stato piuttosto repentino e che con ogni probabilità dovrà essere spiegato ai giudici della corte. Le conclusioni della consulenza sono un’arma di non poco peso in mano alla difesa (avvocato Michele Ciaccia) che già si avvale del parere dello psichiatra forense Luciano Finotti, con un potenziale risvolto processuale in merito al riconoscimento o meno dell’aggravante della crudeltà. In ogni caso, in questo momento, la consulenza non ha generato nella sostituta procuratrice Barbara Cavallo alcun cambiamento di impostazione, né sull’impianto accusatorio né sulla pericolosità di Di Gaetano, tant’è che non ha richiesto alcuna modifica di misura cautelare e e l’uomo rimane in custodia in carcere. Giovedì mattina inizierà il processo davanti alla Corte d’assise che dovrà giudicare i due Di Gaetano (Giuseppe è assistito dagli avvocati Stefano Scafidi e Giulia Zerpelloni), accusati dell’omicidio di Buzzi (familiari assistiti dall’avvocato Gian Luigi Pieraccini) e del tentato omicidio di Piccinini (parte civile, assistito dall’avvocato Giampaolo Remondi) il quale dovrà a sua volta affrontare un processo per l’accusa di tentata estorsione in concorso proprio con Buzzi, che aveva minacciato e preteso soldi da Mauro Di Gaetano, incolpato per la morte del giovane Edoardo Bovini, figlio della sua ex compagna al quale era molto legato, avvenuta pochi giorni prima davanti al locale per via dell’assunzione di cocaina.