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Regionali, il sogno di Salvini: «L’Emilia Romagna sia come Ferrara»

Fabio Terminali
Regionali, il sogno di Salvini: «L’Emilia Romagna sia come Ferrara»

Il segretario leghista: «Qui c’è un modello che tutti possono seguire. I sondaggi ci danno sconfitti? Penso a Trump e tengo la cravatta rossa»

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Ferrara La cravatta rossa è in onore di Donald Trump, «non la tolgo più per quattro anni, fino alle prossime elezioni americane». Sorride Matteo Salvini, si ispira ai sondaggi che davano perdente il tycoon per incoraggiare tutti nella sfida del 17 e 18 novembre in Emilia Romagna. Dal Kafè Bacchelli gremito parte il grido di battaglia: «Portiamo il modello Ferrara in Regione!». Partita difficilissima, riconosce il leader leghista: «Ma è più bello quando ti danno in svantaggio, magari gli avversari si rilassano e, come dice la Elly (Schlein; ndr), poi non ti vedono arrivare».

In prima fila ci sono i candidati ferraresi all’Assemblea legislativa: l’uscente Fabio Bergamini, Riccardo Bizzarri (indipendente in quota Udc), Alessia Bulgarelli e Chiara Montori. «Qui l’obiettivo è confermare un consigliere», dice il commissario provinciale Stefano Corti. Carica la folla il sindaco Alan Fabbri che ricorda il 2014, quando fu lui il candidato alla presidenza del centrodestra: «Ora sono cambiate tante cose, ce la possiamo fare. Non mi è piaciuto quando de Pascale, in visita in provincia, ha detto che qui la gente vota centrodestra e poi non ottiene risultati: pensi a Ravenna e rispetti di più il volere politico di questo territorio, che dà tanto alla regione».

Per Salvini è una giornata particolare da ministro, vissuta con lo sciopero del trasporto pubblico locale: «Un sequestro di persona, mi auguro sia l’ultimo senza una fascia di garanzia per chi si deve spostare per lavorare, fare visite mediche e assistere malati gravi: Landini, che incita alla rivolta sociale, dovrebbe vergognarsi». Prima del comizio, c’era stato l’incontro con una delegazione di balneari: «Non ho promesso nulla – spiega il vicepremier – ma ho ottenuto che sia il mio ministero ad occuparsi dei bandi dopo la direttiva Bolkestein, una delle regole imbecilli dell’Unione Europea: proveremo a tutelare in primis chi ha un solo stabilimento, piuttosto che quelli titolari di venti». Ma adesso occhio puntatissimo sulle urne, pur senza mai citare Elena Ugolini: «Sono assolutamente fiducioso, a volte Davide batte Golia. Non vengo in Emilia a dire che fa tutto schifo, che se noi perdiamo arrivano i carri armati sovietici. Non siamo come gli altri che parlano solo di fascismo, l’ambizione è far funzionare meglio le cose». Ecco il tema sanità («se i medici scappano è a causa anche di un sistema che al merito preferisce le conoscenze e le tessere di partito») e il dramma alluvioni («si possono contenere, però qui prevale l’ideologia di chi dice che sugli argini ci sono le tane delle nutrie e quindi non si può fare nulla»).

In chiusura Salvini inanella i suoi classici da repertorio, passando dalle «ecofollie europee che mettono fuorilegge i motori benzina e diesel, e intanto le fabbriche chiudono», quindi «i fanatici islamici che vanno a caccia di ebrei come ad Amsterdam», fino «ai giudici politicizzati secondo cui anche la Svizzera sarà un paese insicuro per i clandestini da rimpatriare». Prima di correre verso la tappa di Reggio Emilia, i selfie con i militanti: «Costano 100 euro – sorride Salvini –, vorrete pure contribuire alle spese per il mio processo a Palermo?».