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Sale il numero di stranieri nel Ferrarese: la comunità romena la più grande

Annarita Bova
Sale il numero di stranieri nel Ferrarese: la comunità romena la più grande

I residenti non italiani nel Ferrarese adesso rappresentano il 10,5% del totale. Maggiore presenza nell’agricoltura, nelle costruzioni e nelle attività alberghiere

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Ferrara La parola “integrazione” è senza dubbio tra le più usate e difficili, soprattutto quando si parla di immigrazione. I Comuni, in particolar modo quelli più piccoli e con una alto numero di persone straniere presenti sul territorio, si trovano ogni giorno a dover affrontare situazioni particolari e il quadro nella provincia di Ferrara è disomogeneo. Ci sono infatti realtà, come quella di Portomaggiore, in cui il numero di cittadini stranieri è pari al 19,7% della popolazione mentre a Goro si scende all’1,8%. Anche per quel che riguarda le nazionalità i numeri raccontano flussi migratori con profonde differenze.

I numeri Gli stranieri residenti in provincia di Ferrara al 1° gennaio 2023 sono 35.659 e rappresentano il 10,5% della popolazione residente. La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Romania con il 18,3% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dal Marocco (13,1%) e dal Pakistan (10,7%).

Dal 2012 si registra una tendenza costante al calo della popolazione totale, che fa arrivare, già dal 2018, il numero dei residenti sotto il livello dell’anno 2000. Viene messo in evidenza l’andamento calante della componente italiana dei residenti per sottolineare che questa dinamica complessiva di riduzione sarebbe stata ancora più pesante senza il contributo della popolazione straniera: la riduzione della popolazione provinciale sarebbe stata di oltre 42.201 residenti negli ultimi 24 anni. Dal 1996 il numero di stranieri residenti a Ferrara ha iniziato una rapida ascesa, fino a quasi quintuplicare ad oggi l’ammontare. Sono naturalmente esclusi dal conteggio, gli stranieri non residenti e cioè le presenze irregolari e clandestine e le domiciliazioni temporanee, per esempio presso i centri di accoglienza o amici e parenti. I dati anagrafici rappresentano, perciò, la componente più stabile della popolazione straniera, che presenta con l’iscrizione anagrafica un primo importante passo nell’integrazione.

Se si guarda ai principali comparti di occupazione dei lavoratori stranieri, si trovano ai primi posti, per gli uomini, le costruzioni, il trasporto su terra, la fabbricazione di prodotti in metalli, l’industria alimentare, la ristorazione e le coltivazioni agricole, mentre per le donne prevale l’occupazione nelle attività di famiglie come personale domestico – per quasi un terzo dei casi – e nei servizi della ristorazione.

Le difformità fra occupati italiani e occupati stranieri rimangono considerevoli – in particolare nella componente femminile dei lavoratori – anche con riferimento al lavoro a tempo parziale: secondo le stime Istat, esso riguarda oltre un quinto (20,1%) dei lavoratori stranieri, arrivando quasi al 36% se si considerano le sole occupate straniere, mentre fra gli italiani esso riguarda il 16,2% dei lavoratori (28,3% fra le donne). Anche la distribuzione per settore economico di attività degli occupati presenta importanti differenze tra stranieri e italiani. I primi mostrano una maggiore presenza nell’agricoltura, nelle costruzioni, in particolare i lavoratori uomini. Il ruolo di primo piano è comunque ricoperto dal settore degli altri servizi del terziario (escluso cioè il commercio), che concentrano oltre la metà degli occupati sia italiani (50,2%) che stranieri (52,8%), per effetto di quanto si osserva sul fronte femminile dell’occupazione: risultano infatti occupate in questi comparti del terziario il 76,0% delle donne straniere (in particolare nelle attività alberghiere, ristorative e nei servizi di assistenza e cura) e quasi il 64% delle italiane. Il minore peso relativo di queste ultime è compensato da quanto si rileva per il commercio, in cui risultano occupate il 14,1% delle lavoratrici italiane e il 7,2% di quelle straniere.

In regione Al primo gennaio 2024 risultano regolarmente iscritti in una anagrafe emiliano-romagnola 575.476 residenti con cittadinanza non italiana, pari al 12,9% del complesso dei residenti. La popolazione straniera è cresciuta di 6.672 unità nel corso del 2023. Su questa dinamica hanno influito anche le acquisizioni di cittadinanza italiana di persone già residenti sul territorio emiliano-romagnolo, precedentemente con cittadinanza di uno stato estero. Nel corso del 2023 ce ne sono state 25.564. Nel dettaglio, si nota una variazione negativa della popolazione straniera soprattutto sui bambini e ragazzi: la riduzione nell'ultimo decennio dei nati stranieri, la concentrazione delle acquisizioni di cittadinanza nelle età più giovani, la contrazione nel tempo dei nuovi ingressi, caratterizzati da un'età media attorno ai 30 anni, è la combinazione di fattori che stanno all'origine del fenomeno.