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Ferrara, finti vaccini per il Covid. Le due dottoresse: «Un favore ai pazienti»

Daniele Oppo
Ferrara, finti vaccini per il Covid. Le due dottoresse: «Un favore ai pazienti»

False vaccinazioni per ottenere il green pass. Davanti al giudice, C h iara Compagno e Marcella Gennari hanno ammesso la loro verità. Le difese: «Le inoculazioni fasulle erano per venire incontro ai pazienti»

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Ferrara Su un punto le posizioni di Chiara Compagno e Marcella Gennari, le due dottoresse finite sotto processo per le false vaccinazioni contro il Covid-19, sono comuni. Quelle false inoculazioni erano per chi aveva paura dei vaccini ma non poteva fare a meno del green pass. Una questione di coscienza, dunque, più che di contrarietà al vaccino in sé. Entrambe ieri mattina hanno parlato davanti alla giudice dell’udienza preliminare Silvia Marini. Gennari (difesa dall’avvocato Alessandro Valenti) con dichiarazioni spontanee consegnate anche alla stampa, Compagno (avvocati Carlo Taormina e Marco Linguerri), sottoponendosi all’interrogatorio.

Quest’ultima ha, nella sostanza, ammesso solo l’accusa di falso, ovvero di aver registrato delle false vaccinazioni per far ottenere i green pass. Ha respinto le accuse di peculato, negando di aver mai distrutto o sprecato fiale di vaccino, anche mentre in aula venivano proiettato video che per la procura sarebbe indicativi proprio di tale comportamento (in un caso ha spiegato che si trattava di fiale di botulino che stava preparando e non di vaccino). Ha respinto le accuse di truffa per i 6 euro a vaccinazione riconosciuti dall’Ausl: non lo faceva per intascare quei soldi. Ha respinto l’accusa di corruzione per una dazione di denaro, spiegando che era il pagamento di una visita privata. «Ha ribadito la propria versione dei fatti non sottraendosi ad alcuna delle richieste - affermano i suoi legali –, ripercorrendo i drammatici momenti vissuti durante la pandemia e negando fermamente di aver mai preso denaro dai propri pazienti né di aver in alcun modo distrutto le dosi di vaccino non somministrate. Come ebbe a dire già in passato, ritiene di avere la coscienza pulita».

Gennari ha ripercorso il suo tragitto, spiegando come tra dicembre 2021 e gennaio 2022 ebbe contatti con alcuni medici (la Compagno tra questi e così il medico no-vax Roberto Marescotti, morto di Covid proprio a gennaio 2022) che le fecero maturare perplessità nei vaccini, la loro efficacia e sicurezza. Perciò, «seguendo esclusivamente la mia valutazione medica su rischi e benefici dei vaccini, ho deciso di vaccinare solo coloro che lo richiedevano espressamente e quei pochi che, viste l’età e le condizioni di salute, ritenevo meglio vaccinare». Invece «per tutti quelli che avevano paura e addirittura il terrore di vaccinasi, ma avevano assoluta necessità del green pass, ho ritenuto come medico di meglio tutelarli assecondando la loro libertà di non vaccinarsi, dunque ho ritenuto di non vaccinarli e consentire loro di ottenere comunque il green pass, perché senza poter lavorare mi dicevano che era impossibile mantenere le loro famiglie». Gennari ha anche ammesso che le finte inoculazioni erano «una recita, per i pazienti e per il timore che ci fossero effettivamente le telecamere nel mio ambulatorio» e che in questi casi usava «o soluzione idrosalina o vaccini molto attenuati e diluiti o conservati in modo tale che decadessero del tutto o non potessero provocare effetti avversi». Sulle dazioni di denaro, Gennari ha detto che erano spontanee da parte dei pazienti per ringraziarla. Ha infine escluso che la figlia Francesca Ferretti, anche lei imputata, fosse coinvolta in questa vicenda. Il 27 novembre nuova udienza per scegliere il rito processuale.