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Il processo

Ferrara, dimentica il telefono a casa di un amico e si “ritrova” in possesso di video pedopornografici

Daniele Oppo
Ferrara, dimentica il telefono a casa di un amico e si “ritrova” in possesso di video pedopornografici

Si alleggerisce l’accusa a un 47enne finito a processo per lo scambio di contenuti ritraenti minori

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Ferrara Rimane grave, ma più attenuata l’accusa nei confronti di un uomo di 47 anni, finito a processo perché trovato in possesso di trenta video dal contenuto pedopornografico. L’originaria accusa di diffusione di alcuni di quei video, è stata infatti tramutata in quella meno grave di cessione, dopo che è stato appurato, sentendo uno degli investigatori della polizia postale, che la chat Telegram usata per il trasferimento dei file (8 video trovati in due cartella del telefonino associate all’applicazione di messaggistica), era con una sola altra persona e a un gruppo di persone.

L’imputato, difeso in giudizio dall’avvocata Barbara Renzullo del Foro di Bologna, si è sottoposto ieri all’esame da parte del pubblico ministero e della difesa. Secondo la sua versione, l’account Google Drive dove sono stati trovati 22 video (per i quali era arrivata una segnalazione agli investigatori dagli Stati Uniti) era sì suo, ma da lui non usato. Mentre il telefonino lo aveva dimenticato per qualche tempo, proprio il tempo in cui quei video sono “entrati” nella memoria dello smartphone, a casa di un amico. Sotto questo aspetto, l’imputato sembrava aver suggerito che a metterceli potesse essere stato proprio il suo amico («non volevo credere che era stato lui», ha risposto al pm Stefano Longhi che gli ha chiesto come mai non ha detto prima di questa circostanza) e poi ha ritrattato: «Penso che non sia stato lui, però non lo so, anche perché abbiamo bisticciato malamente». Lo smartphone, da quanto emerso, era collegato allo stesso account Google della cartella Drive contenente i video e la sim card in esso inserita era quella del numero di telefono collegato allo stesso account Google per l’autenticazione degli accessi. L’account Telegram era invece collegato a un secondo numero di telefono, quello della sim inserita in un mini-telefonino sempre in possesso dell’imputato.

Dopo la modifica parziale dell’imputazione, il tribunale ha concesso termini a difesa, in modo che questa possa valutare se accedere a riti alternativi o proseguire. In ogni caso nella prossima udienza, in calendario per il 20 marzo, le parti sono chiamate a concludere e presentare le rispettive richieste, essendo stata dichiarata chiusa la fase istruttoria.