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Ferrara, licenziata dopo 25 anni di lavoro «per un pezzo di carne finito sul caporeparto»

Alessandra Mura
Ferrara, licenziata dopo 25 anni di lavoro «per un pezzo di carne finito sul caporeparto»

Il caso alla Coop Doro: «Mai un richiamo sul lavoro, la mia vita sconvolta»

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Ferrara Venticinque anni di lavoro specchiati, senza nemmeno un richiamo, cancellati senza nemmeno ascoltare la sua versione dei fatti. «Se è successo a Floriana, allora può succedere a tutti», hanno detto i colleghi e i tanti clienti che hanno raccolto mille firme per chiedere conto di quella che ritengono un’insopportabile ingiustizia. Floriana Fraboni, dipendente di Coop Alleanza 3.0, a quattro anni dalla pensione e titolare di 104, è stata licenziata in tronco dalla Coop del Doro per un episodio avvenuto il 2 maggio di quest’anno. È lei stessa, affiancata dall’avvocata Stefania Guglielmi e dalla segretaria generale Filcams Cgil, Maria Lisa Cavallini, a raccontare l’accaduto riuscendo a malapena a trattenere le lacrime: «Perché l’umiliazione che ho subito è enorme, e pretendo che mi sia resa la dignità».

Il 2 maggio dunque la donna è al lavoro quando una collega le si avvicina dicendo di non essere stata in grado di effettuare la chiusura del reparto. Floriana la rassicura dicendo che ci avrebbe pensato lei. Lo scambio non viene gradito dal caporeparto, arrivato da cinque mesi, che le rimprovera dicendo di pensare a lavorare. Floriana risponde che stavano parlando di lavoro, ed entrambe le dipendenti tornano alle loro mansioni. Floriana sta macinando della carne quando il caporeparto, descritto come un uomo robusto, torna alla carica. Le si avvicina urlando, lei si sente toccare alle spalle e, spaventata, si gira di scatto e in quel momento parte un pezzettino di carne «grande come un chicco d’uva» in direzione dell’uomo. «Gli ho detto che non era stato per cattiveria, che mi ero spaventata», spiega Floriana. Dodici giorni dopo, il 14 maggio, arriva la sospensione dal lavoro. La dipendente si rivolge alla Cgil che risponde alla contestazione («ma senza la possibilità di un vero scambio, di un dialogo», precisa Cavallini), contestazione in cui tra l’altro la stessa controparte conferma che si era trattato di un piccolo pezzetto di macinato. Ma il 14 giugno scatta il licenziamento “per giusta causa”. 

«La mia vita è stata sconvolta dal punto di vista professionale e personale. Sono passata dall’incredulità, alla consapevolezza alla disperazione. Non volevo nemmeno uscire di casa per la vergogna. E invece chi mi vuol bene mi ha fatto capire che erano altri, e non io, a doversi vergognare». Tanto più che l’assenza di Floriana (che prima aveva lavorato per 16 anni per un’altra catena), conosciuta e amata dalla clientela per la sua gentilezza ed empatia, non passa inosservata. E non appena la notizia del suo licenziamento si diffonde, cresce un’ondata di solidarietà che porta in poco tempo a raccogliere mille firme per protestare contro il trattamento subito da Floriana e chiederne il reintegro.

«Il fatto che una lavoratrice, dopo 25 anni senza macchia, possa essere messa alla porta in questo modo inquieta e fa riflettere, ed è un segnale sociale molto preoccupante», ha sottolineato l’avvocata Guglielmi. Così al netto del pronunciamento di un giudice sulla proporzionalità della misura adottata (Floriana sta valutando se intraprendere una causa) «è importante rendere pubblico questo caso. Non solo per Floriana, ma anche per i suoi colleghi di lavoro che vivono in un clima di grande tensione, con una conflittualità crescente che ha determinato, in generale, anche un aumento di contestazioni disciplinari all’interno della cooperativa». «È inconcepibile che una dipendente possa essere licenziata così, e ricevere la punizione peggiore senza nemmeno ascoltare la sua versione dei fatti», ribadisce Cavallini. La parte migliore di tutta questa brutta storia è che Floriana ha già trovato un lavoro, un contratto a tempo indeterminato alla Md di viale Volano. E questo conferisce ancora più valore alla sua battaglia: «Perché io questa cosa proprio non riesco a mettermela via, rivoglio la mia dignità», scandisce ringraziando «tutti quelli che mi sono stati vicini» tra cui la “delegazione” di amici che ieri era presente alla Camera del Lavoro. «Con il loro aiuto – conclude - sono riuscita a riprendere in mano la mia vita, ma non per questo rinuncerò a far valere le mie ragioni». Perché se è capitato a Floriana, può capitare a tutti.