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Ferrara, la vita dei detenuti in carcere tra sport, lavoro e tanto studio

Francesco Dondi
Ferrara, la vita dei detenuti in carcere tra sport, lavoro e tanto studio

Delegazione in visita alla Casa circondariale di via Arginone per scoprire attività e volontariato

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Ferrara La notizia più bella la dà Domenico Bedin quando racconta che pochi giorni fa un ergastolano è stato assunto con contratto a tempo indeterminato nell’ambito della ristorazione. Storie di vita, storie di risocializzazione, storie belle che spingono alla redenzione. Il carcere Costantino Satta ha aperto le porte ad una visita speciale con al centro le tante associazioni ferraresi che lì dentro portano messaggi di speranza e sopravvivenza fisica e psicologica. L’ha voluta organizzare l’ufficio regionale del Garante dei detenuti, guidato da Roberto Cavalieri, con la collaborazione della garante locale, Manuela Macario e la massima disponibilità della direzione dell’Arginone con il dirigente penitenziario ad interim Stefano Di Lena, la comandante di reparto Annalisa Gadaleta e la dottoressa Annamaria Romano, funzionario giuridico-pedagogico che si occupa delle attività per i detenuti.

Il mondo di fuori entra in contatto con l’interno in un microcosmo che ha i suoi equilibri e i suoi tempi segnati da alcune regole restrittive. Ma in tutto ciò si inserisce il costante tentativo di rendere meno complicata la detenzione e così ecco le opportunità che arrivano dall’esterno. C’è il rugby con il gruppo ferrarese che è ormai di casa e saluta cordialmente gli agenti penitenziari; c’è il ping pong; ci sono le scuole e una sezione pedagogica capace di accogliere a pieno regime oltre 100 “studenti”. Una dozzina di detenuti sono iscritti ai corsi universitari: possono talvolta isolarsi e seguire le lezioni in aule apposite dove non sono disturbati. Ma c’è anche chi vuole istruirsi: dalle lezioni basilari ed elementari fino alla conoscenza dei computer, passando per le attività con l’istituto Vergani-Navarra fino alle visite in biblioteca che propone oltre 5mila titoli e alla redazione del giornalino Astrolabio che ha una redazione fisica dedicata. Tutto organizzato, tutto documentato, tutto schedato e controllato.

«Chi viene da fuori porta dentro un po’ di attualità - spiegano gli operatori - ce n’è bisogno per rimanere in contatto con il mondo». «Spesso visito altri carceri - ammette la comandante Gadaleta - e guardo le altre esperienze poi penso a Ferrara e credo che si stia facendo davvero tanto». Una palestra dove ci si può allenare, ma ovviamente con orari precisi e a sezioni; una chiesa e anche il teatro, forse lo spazio più inclusivo e capace di trasmettere per osmosi sentimenti e passioni. Non è un caso se proprio lì avviene l’incontro tra le associazioni, i visitatori della delegazione e un gruppo di detenuti che parlano, raccontano, salutano gli operatori che li hanno accompagnati in un lungo percorso nel quale da un po’ di tempo è entrata anche Macario: una ventina di detenuti già incontrati, almeno altri 50 colloqui da fissare. «È qualcosa che ti assorbe tanto - ammette - ma più ti vedono più si fidano». «A volte viene offerta una visione fuorviante di questo mondo - chiosa il direttore Di Lena - A Ferrara c’è un territorio ricco di risorse e collaborazioni, che certamente aiutano».