Comacchio, morì cadendo dal cestello: patteggiati meno di due anni
La vittima aveva denunciato la poca sicurezza sul lavoro
Comacchio Una tragedia sul lavoro evitabile, causata da manutenzioni inesistenti e preceduta da segnalazioni e confidenze fatte dalla stessa vittima come una premonizione di un drammatico destino. Per la morte di Pierantonio Ferraresi, operaio 44enne di Comacchio deceduto il 18 febbraio 2022 mentre potava pini in via Cupa a Cervia, ieri ha patteggiato un anno e 10 mesi (pena sospesa) l’ex presidente della Deltambiente, un 69enne di Bagnacavallo, accusato di omicidio colposo. La stessa cooperativa ravennate sotto contratto con il Comune di Cervia per la gestione del verde è stata invece rinviata a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare Andrea Galanti, e affronterà il processo a dibattimento.
La denuncia in un video
Il giorno dell’incidente Ferraresi stava lavorando su una piattaforma, che si spezzò facendolo precipitare da un’altezza di 8-10 metri. Era lo stesso mezzo sulle cui condizioni di scarsa manutenzione Ferraresi si era battuto nei giorni precedenti, arrivando anche a discutere animatamente con il datore di lavoro. Non era la sola rimostranza. Un mese e mezzo prima di morire, il 44enne aveva inviato alla moglie un video e un messaggio vocale nei quali denunciava le condizioni precarie del macchinario con cui lavorava. Nel video mostrava il fumo che usciva dal motore, sottolineando come fosse costretto a respirarlo. Il mezzo, fabbricato nel 2007, risultava formalmente revisionato l’estate precedente. Tuttavia, le indagini coordinate dal sostituto procuratore Angela Scorza hanno rivelato che la documentazione di manutenzione si fermava al 2016, fatta eccezione per due fatture relative a interventi del 2021. Nonostante ciò, il macchinario presentava un gravissimo stato di usura: bulloni e catene arrugginiti, componenti non lubrificati, comandi privi di indicazioni e un braccio estensibile che mostrava una rottura causata da anni di deterioramento. Secondo il consulente tecnico incaricato dalla Procura, tali condizioni richiedevano almeno due anni per arrivare a quel livello di degrado.
Le indagini
Già nel corso dell’inchiesta, il giudice per le indagini preliminari Sabrina Bosi aveva disposto otto mesi di interdizione per l’ex presidente della cooperativa, difeso dagli avvocati Claudio Cicognani e Michele Dell'Edera. Il provvedimento si basava su un quadro di colpa definito «specifica, grave e cosciente», che per il gip si avvicinava al dolo eventuale. Secondo il giudice, l’indagato avrebbe adottato una politica aziendale improntata al massimo risparmio, sacrificando la sicurezza dei lavoratori. Una gestione tale da comportare una responsabilità diretta che costò la vita al dipendente. Ieri è arrivata la sentenza con un patteggiamento di un anno e 10 mesi di pena per quella che, da quanto emerso dalle indagini, è stata una tragedia annunciata, costata la vita a un operaio di 44 anni, che si era battuto per condizioni di lavoro più sicure.