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Ferrara, la gestione pubblica dei rifiuti «costerebbe di più ai cittadini»

Silvia Giatti
Ferrara, la gestione pubblica dei rifiuti «costerebbe di più ai cittadini»<br type="_moz" />

Tariffe +10%, per il Comune +20 milioni. I civici però obiettano

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Ferrara La gestione “in house”, cioè pubblica, della raccolta dei rifiuti non è conveniente. Perché costerebbe ai cittadini «più di un 10% di quanto costa ora il servizio (circa 29 milioni di euro complessivi), richiederebbe costi di start up del nuovo gestore che sono compresi in una forbice fra i 13 e i 15 milioni di euro e richiederebbe al Comune, per costituire il capitale sociale iniziale, un impegno che potrebbe andare fra i 4,5 e 5 milioni di euro». Sono in sintesi i risultati dello studio di fattibilità che ieri pomeriggio il professore di economia aziendale di Unife, Enrico Bracci, ha illustrato, dopo l’introduzione del vicesindaco Alessandro Balboni, in Commissione consiliare. Uno studio richiesto all’ateneo estense perché il consiglio comunale, con il nuovo anno, dovrà decidere, con il voto, quale sarà il futuro della raccolta dei rifiuti in città fra la strada della gara di affidamento del servizio o la gestione “in casa”. La convenzione con Hera spa è scaduta da anni e dunque serve il passaggio del voto in Consiglio comunale perché Atersir (l’Agenzia regionale per i servizi idrici e dei rifiuti) possa avviare il procedimento per l’affidamento della gestione dei rifiuti. Dallo studio Unife la gestione “in casa e con porta a porta spinto” risulta non essere conveniente.

Di parere contrario è invece lo studio condotto dalla Rete giustizia climatica e che ieri, un suo rappresentante, Corrado Oddi ha illustrato ai commissari. Secondo gli ambientalisti infatti Ferrara potrebbe essere come «quelle 57 realtà virtuose dell’Emilia-Romagna che hanno deciso la gestione pubblica e “in house” del servizio, adottando tariffe puntuali e utilizzando il metodo della raccolta differenziata porta a porta spinta». Oddi infatti porta davanti ai commissari due osservazioni: «Se Ferrara registra una performance positiva sulla differenziata, non è virtuosa sulla quantità di rifiuti raccolti». E snocciola il dato: «Nella città estense abbiamo 612 chili di rifiuti raccolti pro-capite contro ad esempio i 469 chili di Forlì che, nel 2018, ha scelto la gestione pubblica in house». La gestione pubblica dei rifiuti, inoltre, per gli ambientalisti, eviterebbe «politiche, come quelle che riscontriamo in Hera, più proiettate a realizzare utili e dividendi che a puntare su un servizio di qualità per i cittadini e a prezzi calmierati». Oddi poi spiega dove trovare i fondi per realizzare la gestione pubblica: «Ci sono due strade. La prima è quella di trovarli dalle riserve di Ferrara Tua che ha a disposizione 17 milioni di euro o recuperando parte del ricavato dalla vendita delle azioni di Hera».

Sullo studio si accende la discussione dei commissari. Parla Anna Zonari (La Comune) che chiede «chiarimenti sulle fonti dello studio di Unife», Marzia Marchi (M5s) parla di «operazione in house pubblica che sarebbe un investimento per il futuro» e Leonardo Fiorentini (Civica Anselmo) per la minoranza. Per la maggioranza, invece, interviene Francesco Rendine (Civica Fabbri). Chiude la commissione Alessandro Balboni. «Questa seduta fornisce strumenti importanti per arrivare al voto consapevoli», dichiara il vicesindaco. «Lo studio di Unife ci soddisfa perché autorevole ma il punto non è né la gestione in house né la gara. Quello che ci deve interessare è di avere un servizio con tariffe più basse e decoro urbano». Il vicesindaco Balboni, infine, nello spiegare l’impegno dell’amministrazione per migliorare il servizio di raccolta rifiuti e il decoro urbano, punta sull’aspetto dei controlli e delle sanzioni per chi abbandona i rifiuti: «Prima di noi le sanzioni non venivano realizzate mentre quest’anno invece ne abbiamo già fatte 500». E conclude inoltre annunciando che le foto-trappole da dalle otto attuali passeranno a 16.