Ferrara, «ansia e attacchi di panico dopo il pestaggio in piazza Ariostea: avevo paura succedesse ancora»
In Tribunale il racconto del giovane aggredito da due bulli che ora sono sotto accusa
Ferrara Per diversi mesi, dopo l’aggressione, ha sofferto di ansia e attacchi di panico, ha avuto problemi di rendimento scolastico e si è chiuso in se stesso, senza più la voglia di uscire, prigioniero della paura di essere di nuovo preso a botte senza un perché. Solo con il supporto di uno psicologo è riuscito a superare il trauma e a ricominciare la sua vita di ventenne.
È stata una testimonianza drammatica quella resa ieri in Tribunale dalla vittima, allora minore, del brutale pestaggio avvenuto il 7 novembre 2021 in piazza Ariostea, e del quale devono rispondere due giovani bulli finiti a processo per lesioni aggravate in concorso: un 22enne moldavo ospitato in una struttura di accoglienza e un suo coetaneo, italiano di seconda generazione e residente in Veneto. Entrambi erano maggiorenni all’epoca dei fatti, ma nell’aggressione risultarono coinvolti anche due minorenni, per i quali procede il Tribunale dei Minori.
L’istruttoria si è aperta ieri mattina con il racconto del ragazzo, costituito parte civile insieme ai genitori con l’avvocato Carmelo Marcello. Il giovane ha ripercorso le fasi di quella serata cominciata con i festeggiamenti per il compleanno di un amico e finita all’ospedale con un timpano perforato, lividi e traumi al volto e trenta giorni di prognosi. Il ragazzo si era avvicinato a un gruppo di coetanei per chiedere una sigaretta. Prima lo sfotterono («cosa credi che siamo, una tabaccheria?») e poi cominciarono a menare le mani. L’aggressione si svolse in due fasi. La prima in piazza Ariostea, con il ragazzo che venne accerchiato e picchiato senza pietà con pugni in faccia e calci alle gambe. Dolorante e sotto choc, riuscì a rialzarsi e a spostarsi in direzione dei gradini della scuola San Vincenzo. E qui avvenne la seconda parte del pestaggio, se possibile ancora più violenta, con l’intervento di quelli che sono poi diventati gli imputati. Il 22enne moldavo lo colpì con un pugno alla testa con forza tale da farlo cadere a terra. La vittima provò ancora a sottrarsi a quella furia brutale, scappando verso via Fossato, ma venne raggiunto da un gruppetto di persone. In suo soccorso intervennero anche alcuni passanti, cercando di allontanarlo dagli aggressori, ma questo non impedì al secondo imputato di assestargli un altro pugno in faccia. E le cose avrebbero potuto mettersi anche peggio, è stato sottolineato, se non fossero sopraggiunte altre persone in aiuto. Un’esperienza devastante per un ragazzo ancora minorenne, che si è ritrovato indifeso di fronte a un branco inferocito: «Per mesi - ha detto davanti al giudice Giovanni Solinas - ho vissuto un profondo disagio; ho avuto attacchi di panico, non volevo uscire più e ho avuto difficoltà anche a scuola».
Una sofferenza testimoniata anche dai suoi genitori, costituiti al processo per il danno patito in proprio, per avere salutato il figlio che usciva per una festa con gli amici e averlo ritrovato massacrato di botte. La mamma in particolare ha descritto il lungo e doloroso percorso intrapreso dal figlio per riprendersi dal trauma che ha rischiato di produrre danni irreversibili in una persona ancora adolescente. Tanto più che solo una settimana prima, sempre in piazza Ariostea, era avvenuto un altro episodio di violenza tra gruppi di ragazzi.
È stato anche ascoltato uno degli ispettori della Squadra Mobile di Ferrara che svolse le indagini grazie alle quali si risalì all’identità dei due imputati. Molti elementi importanti vennero forniti da diversi testimoni, che fornirono agli inquirenti una descrizione molto accurata degli aggressori. Uno di loro, il 22enne moldavo, era peraltro già conosciuto negli uffici della Questura perché in passato si era già reso responsabile di botte e aggressioni. E consultando l’archivio fotografico della Polizia di Stato, i testimoni lo avevano riconosciuto. Il processo riprenderà a febbraio ascoltando altri due testimoni del pestaggio che sconvolse la città per l’insensatezza di quella violenza e per l’età delle persone coinvolte, dei bulli e della vittima.