Il prefetto si racconta: «Ferrara è diventata casa mia»
Marchesiello concluderà la carriera a Palazzo Giulio d’Este: «Sento e percepisco ogni giorno la realtà»
Ferrara Un’intervista se vogliamo chiamarla “emozionale” quella che il prefetto di Ferrara, Massimo Marchesiello, ha riservato ai lettori della Nuova, in occasione della fine dell’anno rivolgendo alla città i migliori auspici per l’anno a venire, ma anche per raccontarsi. Un giovane funzionario, nativo di Napoli, che entra in carriera nell’ottobre 1985 arrivando alla Prefettura di Ferrara, all’epoca ancora situata nel Castello Estense.
Un percorso di vita umana e professionale molto forte, quella che definisce il prefetto, 12 anni di trasferte sempre al Nord mantenendo la famiglia e gli affetti stabili a Ferrara, potendo definirsi così a tutti gli effetti un ferrarese tra i ferraresi.
Un Prefetto che racconta il suo percorso di carriera che partendo dal primo trasferimento, nel novembre 2011, verso la Prefettura di Milano per le esigenze connesse alla visita del Santo Padre e all’organizzazione dell’Expo 2015, lo porta da maggio 2012 a marzo 2014 come componente della Commissione straordinaria per la gestione del comune di Rivarolo Canavese, sciolto per infiltrazioni mafiose. Esperienza piena replicata anche successivamente, nel 2017, a Brescello. Ulteriore incarico come vice Prefetto vicario a Vicenza, sicuramente formativo ed appagante dove da marzo 2014 a marzo 2017 “ho potuto gestire e conoscere i problemi legati alla prima emergenza del Nord Africa dove gli arrivi erano continui ed i numeri salivano velocemente durante la giornata” e dove ho coordinato l’insediamento della commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale. Passaggio ulteriore e fondamentale al ministero dell’Interno verso la promozione a Prefetto, avvenuta nel novembre 2017, con prima sede a Gorizia.
Si definisce un emigrante privilegiato, «ma ne è valsa comunque la “fatica”, lo rifarei anche perché ogni frammento di questo mio viaggio in realtà territoriali necessariamente diverse mi ha arricchito con ricordi di luoghi e persone a me cari». In particolare due momenti importanti dove il coordinamento e la attenta valutazione delle scelte organizzative sono state premianti: l’inaugurazione del Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) in provincia di Gorizia, una struttura comunque funzionale e una gestione molto impegnativa del periodo Covid-19, accompagnata in alcuni periodi dall’esponenziale aumento del flusso della “rotta balcanica” ed il trasferimento nella nuova sede della prefettura di Udine ove ero stato assegnato da marzo 2021 a ottobre 2023: «Ricordo con molta emozione il trasloco della sede della Prefettura, un’altra esperienza della mia carriera - sorride il Prefetto - Una struttura di proprietà comunale, ormai inadatta, dalla quale ci siamo trasferiti per andare nell’attuale sede di proprietà demaniale, originariamente convento poi ex ospedale militare, fruito durante il sisma del 1976 come punto di accoglienza. Nell’ottobre 2023 ecco il ritorno nella “mia città”, la richiesta d’affetto avanzata al Viminale per un rientro definitivo a casa».
Palazzo Giulio d’Este: una legittima aspirazione di Marchesiello quella di tornare a Ferrara, sede di adozione: «Questo mi avvantaggia, all’arrivo nel 1985 a Ferrara mai avrei pensato di rimanere in questa città e negli anni poi di lavorarci da prefetto anche perché pensavo, da meridionale, che forse sarei tornato alla mia terra di origine. Ma questa scelta affettiva è stata per me premiante. Tornare poi a Ferrara da prefetto è stato per me come tornare a continuare ciò che facevo un tempo, e forte è stata la tentazione di chiedere ai colleghi: dove siamo rimasti?».
Sorride anche stavolta quando lo dice: «Mi considero un “primus inter pares”, prefetto ma anche collega. È un ruolo particolare, perché sì sono il prefetto, ma sono anche un cittadino e così riesco a vedere i due lati della medaglia e questo fatto credo mi aiuti molto nelle mia attività, sentendo e percependo quotidianamente la realtà esterna all’ufficio. Ferrara, come tante altre realtà ha bisogno di essere compatta, il ruolo della Prefettura deve essere centrale rispetto a tante situazioni, dev’essere un punto di riferimento, sicuramente non tutti i problemi li risolveremo ma abbiamo il dovere di provarci dando seguito alle numerose e legittime istanze e criticità; essendo istituzione, nel suo significato, riusciamo a recuperare tutto ciò che c’è sul territorio e fare riferimento con i livelli governativi nazionali e regionali ed essere di coordinamento con tutte le realtà amministrative della provincia. È un bel lavoro - commenta Marchesiello -, appagante, impegnativo ma se ci si mette entusiasmo e cerchi di dare entusiasmo a colleghi e collaboratori puoi essere un punto di riferimento. Ricordo il primo giorno da prefetto, sono arrivato a palazzo in bicicletta da vero ferrarese. Comunque per me non è cambiato nulla nelle mie abitudini. Quello ero e quello sono, questo spero che i ferraresi lo percepiscano, spero che sia tangibile la presenza della Prefettura, anche tramite la mia persona, sul tessuto ferrarese, nell’ambito dell’associazionismo la provincia è molto premiante ed a questa realtà mi affianco molto e spesso. Come ho già detto più volte anche la Prefettura sia un luogo di eventi di comunità, a tal proposito stipuleremo con l’amministrazione comunale una convenzione per utilizzare gli spazi di Palazzo Giulio d’Este: ribadisco come ho fatto all’atto del mio insediamento, la Prefettura è la casa dei ferraresi, questo è il messaggio che continuo a dare alla città».