La Nuova Ferrara

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L’altro lato del centro

Ai margini della via e della vita: una notte coi senzatetto di Ferrara

Francesco Gazzuola
Ai margini della via e della vita: una notte coi senzatetto di Ferrara

Cartoni e coperte negli angoli delle vie per superare il freddo delle notti invernali. Persone con vissuti complessi e dipendenze multiple che vengono disumanizzate

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Ferrara È mercoledì sera, momento in cui gli universitari sono soliti riversarsi nelle strade e nei locali per il rituale appuntamento di metà settimana. Sarà la sessione invernale, sarà il freddo, ma per le vie di Ferrara sono ben poche le persone che si vedono in giro a sfidare le basse temperature. E poi ci sono loro, quelli che tutti vedono ma per nessuno esistono. È mercoledì sera, ma potrebbe essere una sera qualunque. Il termometro segna 0° ed è già da diverse notti che si scende sotto. Chi attraversa le strade del centro storico è bardato dalla testa ai piedi: guai scoprire anche solo le mani, altrimenti arrivano i geloni. Le strade sono quasi deserte e d’altronde chi lo fa fare di uscire con questo freddo. Qualcuno decide di non mettere piedi fuori dal caldo di casa, qualcun altro nulla può scegliere. Passi veloce per la via e nel buio della sera lo sguardo cade su un ammasso di coperte e cartoni. Negli angoli degli edifici, riparati da un mondo che sembra rigettarli, trovi chi cerca di nascondersi dagli occhi della gente. Al bordo della strada, e ai margini della vita, ci sono quelle persone che non hanno più nulla, nemmeno un tetto sopra la testa. Frutto di scelte sbagliate, problematiche irrisolte, vizi su cui si inciampa, ancora e ancora, fino a non riuscire più a rialzarsi. Colpa del destino, della società, di loro stessi: ognuno attribuisce le responsabilità a qualcosa di diverso… e non c’è mai una completa assoluzione personale.

Nelle vie del centro almeno una decina di persone trova riparo nei posti più improbabili: sotto i portici, negli angoli dei negozi, tra le rientranze degli edifici. E quello che c’è qui non è niente, perché nell’ombra della periferia si nascondono altre persone, molto spesso senza documenti e prive di un permesso di soggiorno regolare. Un cartone è il loro materasso, steso a terra per isolare il freddo della pavimentazione. Chi è fortunato ha coperte e piumoni, sotto cui si rintana per sfuggire dalle rigide temperature. Un giaciglio di fortuna che presto diventa una casa a cui ci si affeziona tanto da non volervi rinunciare neppure davanti ad un’alternativa, se in quest’ultima si sa che potrebbero nascere problemi con altri inquilini. Case di accoglienza, dormitori dove non è facile inserirsi e in cui si possono verificare episodi di supremazia e piccoli furti, tanto da ritenere la strada più sicura. Qualcuno preferisce quindi restare fuori anche di notte, anche nei mesi invernali, quando il termometro scende sotto lo zero e diventa difficile scaldarsi con il poco che si è riuscito a racimolare. Passata la notte, coperte, cartoni e il resto dei beni personali vengono nascosti per evitare che siano rubati da altri homeless. Inizia così un’altra giornata per cercare di sopravvivere ancora: chi lavora, spesso con impieghi di fortuna; chi elemosina qualche soldo. Vanno a mangiare alla Caritas, si recano nei centri diurni di accoglienza e dove qualcuno può offrire loro qualche ora di caldo e scambiare quattro chiacchiere, rimedio sacro contro la solitudine. E quando il sole tramonta e il freddo torna a pungere, dormire diventa l’unico rifugio da una vita di stenti, l’unica via d’uscita dalle difficoltà che subissano l’esistenza, l’unico momento di evasione da caos.

Sulla strada ci sono persone con vissuti complessi, affette da dipendenze multiple, imbruttite dall’alcool e dalla droga, con problemi psichiatrici. Persone con tumori, costretti a svegliarsi nel cuore della notte per vomitare, e che forse un giorno non si sveglieranno neanche più; ragazzi, moltissimi italiani, anche ferraresi, allo sbando e con famiglie disastrate. Qualcuno ha provato a rifarsi una vita e aveva trovato un lavoro, una casa, salvo poi ricadere nei propri fantasmi e tornare per strada. Persone che hanno perso la dignità, ma non per questo meritano di essere disumanizzate.