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Sulla strada

Dal ristorante a Dubai all’asfalto di Ferrara: «Ma ora voglio ripartire»

Francesco Gazzuola
Dal ristorante a Dubai all’asfalto di Ferrara: «Ma ora voglio ripartire»

La storia di un uomo senza dimora che vive con il suo amstaff: «Senza non saprei che fare»

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Ferrara Il freddo pungente delle ultime notti fa pensare a chi non ha una casa, o anche solo un riparo, ed è costretto alle intemperie del clima. Persone che dormono in strada e cercano di sopravvivere come possono, perché domani magari andrà meglio, perché non è sempre stato così. E sono proprio le loro storie che colpiscono e fanno prendere atto che tutto può cambiare da un giorno all’altro: ieri eri nella cucina di un ristorante a Dubai e oggi a dormire sull’asfalto di Ferrara. Lui è un uomo di 47 anni che chiameremo Luca. Ad accompagnarlo c’è Ice, un’amstaff femmina che non lo lascia mai solo. È al caldo sotto le coperte e la sua testa esce dal piumone: «Senza di lei non saprei veramente come fare», dice Luca quando lo incontriamo. A terra ci sono le ciotole per acqua e croccantini: «Ice ha mangiato – spiega – e compro sempre il cibo prima a lei che a me perché deve stare bene. Sono stato io a scegliere lei e non viceversa, quindi questo è il minimo che possa fare». Luca invece non ha mangiato: in piazza Castello non sono passate molte persone e quindi è riuscito a racimolare soltanto pochi spiccioli che non bastano per un pasto. «Andrei a lavorare – dice lui –, l’ho fatto per tutta una vita ma ho solo il passaporto e non sono provvisto degli altri documenti». Ma non sarà così ancora per molto, perché grazie ai volontari del gruppo “Un tetto di cuori” – che aiutano coloro che dormono all’aperto e al freddo –, si sta provvedendo per risolvere il problema, affinché possa trovare un lavoro per ripartire. Temperatura sotto zero e, per chi come Luca dorme in strada da diverso tempo, il freddo si sente nelle ossa: dolori ovunque e anche solo alzarsi o stendersi diventa difficoltoso.

La vita di Luca è così da qualche mese. Lui è nato a Caserta e dopo le scuole superiori ha subito fatto il cuoco: un lavoro che l’ha portato lontano dalla sua Campania e anche fuori dall’Italia. Nel 2006 prende la qualifica da operatore sociosanitario e si lancia in questo mestiere: «L’ho fatto per dare qualcosa a chi non ce l’ha». Un servizio a tutti gli effetti per colmare un vuoto. «Se mi dai 10 euro è possibile che io tra un po’ non li abbia più e mi dimentichi di te – riflette –, ma se mi dai una carezza non potrò mai scordarla», perché una persona tiene a cuore e si ricorda di ciò che gli manca. «Nel 2023 – prosegue Luca – sono andato a lavorare come oss ad Alessandria in prova, ma un giorno, una domenica in cui ero in turno, ho sentito male allo stomaco. Mi ero fatto un piatto di gnocchi e ho pensato fossero quelli. Finito il lavoro sono tornato a casa, per poi essere portato in ospedale e operato d’urgenza». L’ennesimo problema di salute per lui, che in passato aveva già subito due operazioni al cuore, «che oggi funziona al 50%, e con quattro stent alle arterie per evitare l’ostruzione, oltre ad un tumore al polmone destro che ho sconfitto». Inizia quindi un lungo periodo di degenza, durante il quale Luca torna a Caserta, ma successivamente riceve la lettera di licenziamento dalla struttura di Alessandria perché non aveva superato la prova. Si trasferisce a Ferrara, «dove un amico mi aveva detto che c’era lavoro ma intanto avevo mandato in giro il curriculum». È allora che arriva la svolta: «Sono stato chiamato a fare il cuoco in un ristorante a Dubai. Ho lasciato tutto e sono andato là». Ma ecco che in un viaggio a Bucarest viene derubato per poi essere licenziato «perché il mio datore di lavoro credeva gli stessi mentendo per chiedere altri soldi, ma io non ne avevo motivo». Luca torna a Ferrara: con lui c’è Ice e, non trovando case in affitto, vive in un B&B finché può. Nel giro di poco, però, si ritrova a dormire in strada. Qualche tentativo di inserimento nelle case di accoglienza, «ma sono nati problemi con gli altri inquilini che vivevano lì da più tempo e volevano comandare, senza rispetto per me e per Ice. Adesso sono qui, ma domani andrò a fare il curriculum perché voglio tornare a lavorare». Un po’ di cibo è arrivato e i volontari di “Un tetto di cuori” gli hanno portato anche i fazzoletti, una calzamaglia e una coperta termica per riscaldarsi: questa notte sarà un po’ meno fredda.