Checcoli: «Non date la medaglia al carabiniere che aiutò i tedeschi ad Argenta»
Da Filo parte una crociata, Checcoli ha raccolto le testimonianze di quegli anni. «È ricordato come un servitore delle forze di occupazione e della milizia fascista»
Filo La bomba è scoppiata. Da alcuni mesi a Filo c’è sorpresa e in alcuni casi rabbia per l’intitolazione a Giuseppe Vassallo della nuova sede dell’Anc di Ferrara. Vassallo, carabiniere della caserma di Filo durante la Seconda Guerra Mondiale, trovato morto nella campagna di Filo di Alfonsine, nei ricordi di cittadini ancora viventi collaborò con i militari tedeschi per cercare i renitenti alla leva, dunque non lo si ritiene meritevole di tale onorificenza. Alla quale fra pochi giorni si aggiungerà la medaglia alla memoria per gli internati militari, con cerimonia prevista in Prefettura a Ferrara. A interessarsi della vicenda sono stati Egidio Checcoli e Gianluca Battisti: il primo, ex sindaco, autore di libri storici e dirigente di cooperative, non ha bisogno di presentazioni, il secondo guida l’Anpi di Argenta e si è specializzato in ricerche, per trovare documenti che attestassero quanto presentato al momento della motivazione dell’intitolazione dell’Anc. «Tra il 1943 e l’agosto del 1944 lo ricordano tutti con dolore a Filo e non dobbiamo dimenticare - precisano i due alla Nuova Ferrara - che solo a Filo ci furono 185 vittime, il doppio come media della popolazione rispetto al territorio. Fra questi anche 28 bambini, morti sotto le bombe o per altri motivi. In provincia di Ferrara morì l’1% della popolazione, nell’Argentano si sale al 6%».
Le ricerche
Checcoli in prima persona si è impegnato nel trovare documentazione. «Sono rimasto allibito e deluso quando ho letto che la nuova sede dell’Associazione dei carabinieri di Ferrara sarebbe stata dedicata alla memoria del carabiniere Vassallo Giuseppe, “trucidato da bande criminali; unica motivazione: aver adempiuto ai suoi compiti di servitore dello stato”. Così veniva riportato in un quotidiano di Ferrara lo scorso 10 aprile. Il carabiniere Vassallo era aggregato alla caserma di Filo. In data 8 dicembre 1943 entrò nel distaccamento della Guardia nazionale repubblicana di Filo. Successivamente, il 5 agosto 1944, si insediò nella caserma un comando tedesco “mettendo in stato d’arresto i carabinieri, compreso il brigadiere, e i militi repubblichini (Gnr) per verificare se gli stessi fossero iscritti al partito fascista”. È quanto viene riportato nel cronicon della parrocchia di Filo. Risulterebbe che Vassallo è stato inviato nei campi di lavoro in Germania, facendo ritorno a Filo il 7 maggio 1945 e il giorno successivo, l’8 maggio 1945, venne trovato morto nella campagna di Filo d’Alfonsine. Il ricordo dei filesi che hanno vissuto il periodo bellico, e di seguito la memoria trasmessa negli anni successivi, è completamente difforme rispetto all’immagine che si evince dagli articoli pubblicati nei giorni seguenti all’inaugurazione della sede dell’Associazione dei carabinieri di Ferrara e dedicata alla memoria del carabiniere Vassallo. Immagino che gli autori dei suddetti articoli abbiano riportato correttamente il contenuto del pensiero manifestato dai protagonisti di quella scelta».
Il racconto
«La narrazione è parziale e manca dei passaggi cruciali per verificare cosa è avvenuto nel paese, dove il carabiniere Vassallo ha operato, cosa ha lasciato in quella comunità, come si è comportato nell’attività svolta e le conseguenze che ne sono derivate nei confronti delle persone coinvolte e verso i loro famigliari. Nel periodo che va dal dicembre del ’43 all’agosto del ’44 dai racconti di chi ha vissuto quel drammatico periodo emerge con chiarezza un quadro che non lascia dubbi sull’operato di Vassallo. Il ricordo che hanno del carabiniere Vassallo non è affatto quello di un servitore dello stato e della comunità filese, bensì di uno scrupoloso servitore delle forze di occupazione tedesca e della milizia fascista, rappresentata dalla Gnr, nella quale è stato parte attiva. Il ricordo è nitido, senza sfumature di grigio: il carabiniere Vassallo sulla carrozzina di una motocicletta, modello sidecar, a fianco di un soldato tedesco che la pilotava, altre volte assieme a due militi appartenenti della Gnr, impegnati nella ricerca spasmodica di giovani renitenti alla leva. È una figura che ricorda sofferenze e minacce. Lo scopo era quello di convincere i giovani del paese a combattere nella milizia fascista e in caso contrario spedirli in Germania, nei lager, per essere utilizzati nel lavoro coatto. Quello che ha fatto o che può aver subìto, dopo il 5 agosto 1944, non può cancellare o attenuare i comportamenti precedenti».
Come detto, Checcoli da settimane, mesi ormai sta raccogliendo informazioni, in parte da anziani che ricordano quei giorni, ma anche da testi storici dedicati a quel periodo durissimo. «Ho ravvisato il dovere di questa riflessione nella convinzione che possa contribuire a non disperdere la memoria che ci hanno consegnato coloro che hanno vissuto gli avvenimenti di quel periodo, oltre al rispetto e la riconoscenza che dobbiamo a coloro che si sono sacrificati per riscattare il nostro paese dalla disastrosa avventura nazi-fascista e renderlo libero e democratico. Ho fatto tesoro di tante preziose testimonianze, della fiducia che è stata manifestato nei miei confronti. Tra queste persone, per il ruolo ricoperto e per esperienze vissute, il mio pensiero è rivolto a Bruno Natali, Guerriero Vandini, Libero Ricci Maccarini e Vittorio Saviotti. Nelle loro testimonianze, nell’analisi sui principali avvenimenti accaduti in quel periodo, ho sempre riscontrato razionalità, equilibrio e nessun rancore nei confronti delle persone che sono state protagoniste di azioni, comportamenti inopportuni o con effetti offensivi verso soggetti terzi. Quello che mi colpiva maggiormente nelle conversazioni avute era il rispetto verso gli altri, la conoscenza degli avvenimenti accaduti, il rigore nella narrazione. Per quanto concerne il comportamento del carabiniere Vassallo, il giudizio espresso è lo stesso manifestato da tanti altri concittadini. Nella caserma di Filo, nel periodo citato, oltre a Vassallo vi erano altri carabinieri e un brigadiere con il ruolo di comandante. Non mi risulta siano stati mai menzionati e nemmeno sono stati a loro addebitati atteggiamenti censurabili o che hanno determinato sofferenze verso singole persone o famiglie. Nella sostanza nessuno di loro è stato citato come accompagnatore di militari tedeschi o militi della Gnr nella ricerca sistematica di giovani filesi renitenti alla leva o di minacce nei confronti di familiari degli stessi. E fra i giovani renitenti alla leva ci fu chi decise di aggregarsi alle brigate partigiane nell’Appennino tosco-emiliano e nelle Valli di Comacchio, altri rimasero alla macchia beneficiando della protezione di familiari e parenti, mentre qualcun altro si costituì per paura di ritorsioni nei confronti dei famigliari e venne spedito nei lager tedeschi. Non tutti fecero ritorno a casa. Alcuni persero la vita per conquistare la libertà e la democrazia per il nostro paese, altri morirono nei lager, altri ancora riuscirono a sopravvivere e fare ritorno a casa, seppure in precarie condizioni di salute. In un elenco di internati nei lager nazisti, circa una trentina, residenti nel comune di Argenta, alcuni di Alfonsine, prevalentemente a Filo e Longastrino, decorati con la Medaglia d’onore, si sa con esattezza il luogo di internamento, la data del ritorno a casa, avvenuta per la stragrande maggioranza di loro nei mesi di luglio, agosto, settembre e ottobre. Solamente tre fecero ritorno il 12, 13 e 25 maggio 1945».