Vigarano Mainarda, parapendii caduti. La testimonianza: «Otto secondi di terrore»
Il racconto del pilota centese: «Ho purtroppo sbagliato la manovra»
Vigarano Mainarda «Sono stati gli otto secondi più brutti della mia vita. Ho avuto paura di morire e di poter causare anche la morte del mio amico. Non so ancora come sia stato possibile, cosa sia successo. Certamente sono in debito con la vita». Alberto Poluzzi, 55 anni di Cento, è uno dei due uomini precipitati col parapendio a motore domenica pomeriggio. «Quello che ha causato, l’incidente, per intenderci. Ho sbagliato la manovra e anche qualche calcolo e mi sono trovato praticamente sopra ad uno dei miei compagni di volo». In cielo con lui un coetaneo di Carbonara Po (Mn), che è rimasto ferito in maniera più grave e che comunque, per fortuna, è già stato dimesso dall’ospedale Sant’Anna di Cona. Dovrà tenere il busto per qualche tempo, ma nulla di particolarmente serio. «Io sto bene - rassicura Poluzzi -, ogni tanto ho le vertigini, ma più che altro sono ancora spaventato».
L’incidente
«Domenica pomeriggio stavamo tornando a casa. Eravamo partiti da San Carlo per il nostro giro domenicale, come quasi sempre facciamo - il racconto -. Arrivati a Vigarano mi sono reso conto di essere un po’ troppo indietro rispetto agli altri (gli amici sono tre, ndr) così ho cercato di accelerare. Ad un certo punto, non so nemmeno io come, mi sono trovato l’ala del mio amico sotto i piedi ed ho capito non avere alcun margine di manovra». In quel momento, «non ho capito più nulla. Eravamo esattamente a 115 metri, questo lo so con certezza e abbiamo toccato il suolo in non più di otto secondi. Nemmeno il tempo di capire e ci siamo trovati in quel campo». Poluzzi dopo la caduta ha provato a muoversi «e ho capito che non mi era fatto nulla di serio, ma ero disperato per il mio amico. Non lo vedevo, non lo sentivo ed ho temuto il peggio. Per fortuna, pian piano, mi sono avvicinato e lui parlava, era lucido». I residenti in zona avevano già chiamato i soccorsi, ma anche il 55enne ha chiesto aiuto al 118. «Siamo stati portati a Cona e dimessi attorno alle 22. Se tornerò a volare? Sì, lo farò. La mia è una grande passione e certa cosa le metto anche in conto. Il primo pensiero è andato a mia figlia e a mia moglie ma mi conosco e so già che non rinuncerò al volo». Poluzzi lavora in Stellantis, è impiegato tecnico informatico. «Sto cercando di capire, di realizzare cosa può essere andato storto e perché. Scelgo da sempre un’attrezzatura di alto livello e certamente questo mi ha salvato». Dire che il parapendio è pericoloso non è corretto. Ci sono ovviamente margini di rischio, come molti altri sport, ma i numeri sono dalla parte dei praticanti. Dati statistici alla mano, facendo il paragone con altri sport, come IL motociclismo, il volo in parapendio, in media, risulta più sicuro, addirittura anche più dell’equitazione. Chiaramente non è comunque possibile definire in modo assoluto il livello di rischio a cui si incorre, proprio come per qualsiasi sport. Tutto dipende dalla difficoltà agonistica del tipo di parapendio che si pratica. Per intenderci, senza dubbio è necessario un livello adeguato di esperienza e accortezza per voli di distanza o acrobatici, meno per planate locali. Dopo il superamento iniziale di una paura, si potrebbe tendere a sottovalutare il livello di rischio a cui si incorre e, spesso e volentieri, alzando sempre più l’asta. Ecco, prudenza è forse la parola migliore. E se i due sono rimasti illesi è perché, nonostante tutto, sono riusciti a mettere in pratica tutto quello che l’esperienza ha insegnato.