Intervento innovativo al cuore a Cento, il giovane: "Ora torno a vivere"
La prima operazione di cardioneuroablazione per sincope vasovagale ha permesso al paziente, soggetto a frequenti svenimenti, di evitare l’impianto di un pacemaker
Cento «Per un attimo ho vissuto con il timore di dover limitare la mia autonomia nella vita di tutti i giorni e sul lavoro. Ora sento di poter ricominciare a vivere normalmente, avendo scongiurato anche il rischio dell’impianto di un pacemaker». A parlare è il giovane paziente che nei giorni scorsi è stato sottoposto all’ospedale Santissima Annunziata di Cento al primo intervento di cardioneuroablazione, eseguito con esito positivo dal professor Matteo Bertini (unità operativa di Cardiologia dell’Azienda ospedaliero universitaria) e dal dottor Enrico Bertagnin (unità operativa di Cardiologia dell’ospedale di Cento – Ausl). Si tratta di una procedura innovativa e altamente specializzata per il trattamento della sincope vasovagale cardioinibitoria e che ha evitato al paziente - soggetto a frequenti svenimenti - l’impianto di un pacemaker.
«La sincope vasovagale – spiega il professor Biagio Sassone, direttore del Dipartimento cardio-toracovascolare interaziendale, nonché della Cardiologia provinciale dell’Ausl di Ferrara - è la forma più comune di svenimento nella popolazione generale, causata da un brusco calo della pressione arteriosa e del battito cardiaco, impedendo al cervello di ricevere sangue e causando, quindi, lo svenimento. In alcuni pazienti il rallentamento del battito può essere tale da arrivare all’arresto cardiaco per qualche secondo. In questi casi si parla di sincope vasovagale cardioinibitoria. Ed è proprio questa forma sincopale che può giovarsi della tecnica di cardioneuroablazione. Sebbene nella maggior parte dei casi la sincope vasovagale non sia pericolosa per la vita, in alcuni pazienti può diventare invalidante, compromettendo gravemente la qualità della vita, impedendo la guida di autoveicoli o imponendo limitazioni nell’attività lavorativa. Questo succede generalmente quando gli episodi sincopali diventano molto frequenti, non sono prevedibili o causano gravi traumi dovuti alle cadute durante lo svenimento».
Nella maggior parte dei casi, i pazienti con sincope vasovagale riescono a controllare il disturbo seguendo le raccomandazioni fornite dal personale medico qualificato. In altri casi vengono istruiti sull’esecuzione di alcune facili manovre di contrazione muscolare delle mani o delle gambe, da eseguire quando iniziano a comparire i sintomi premonitori che porteranno allo svenimento. Nei casi gravi di sincope vasovagale cardioinibitoria si può prendere in considerazione l’impianto di un pacemaker: una scelta non facile per la giovane età dei pazienti e poiché in un 20% dei casi svenimenti potrebbero continuare. Non vi sono, infine, terapie farmacologiche risolutive per questo disturbo.
La cardioneuroablazione è una tecnica recentemente introdotta nella pratica clinica ed eseguita ancora da pochi centri, che rappresenta una chance terapeutica per i pazienti con frequenti e gravi episodi di sincope vasovagale cardioinibitoria. «Presso la nostra Cardiologia – aggiunge il dottor Santo Virzì - è attiva da molti anni una Syncope Unit, centro provinciale per lo studio della sincope certificata dal Gruppo Italiano Multidisciplinare per lo studio della Sincope (Gimsi), che garantisce la presa in carico per l’intero percorso di questi pazienti, dalla fase degli accertamenti diagnostici per identificare la causa, fino alla soluzione terapeutica ottimale».