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Genitori e figli

Alto Ferrarese, l’appello di una madre: «Voglio ritrovare mia figlia»

Annarita Bova
Alto Ferrarese, l’appello di una madre: «Voglio ritrovare mia figlia»

La testimonianza: «Non aveva nemmeno un anno, fummo spostate in una Casa del bambino. Deve sapere che non l’ho lasciata»

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Alto Ferrarese Quella di Alessia è una storia dura e difficile. Una di quelle che può lasciare spazio a feroci commenti, se non viene letta con il cuore. È la storia di una mamma che cerca sua figlia. «Me l’hanno portata via quando aveva pochi mesi. Non sapeva parlare né camminare, ma rideva felice». La ragazza adesso ha una nuova famiglia, è stata adottata dopo un periodo di affido e c’è una causa in corso. «Non mi vogliono dire dove si trova e io sto lottando per lei». La vita per alcune persone è molto dura e anche una cosa bellissima come l’arrivo di un figlio può non essere come la si è sempre immaginata. «Era il 2006 e mi trovavo in una casa famiglia - racconta Alessia -. Il 30 luglio di quell’anno è nata mia figlia. Suo padre non l’ha mai riconosciuta. Quando ho scoperto di essere incinta non ho avuto dubbi su quello che avrei dovuto fare e ho portato avanti la gravidanza». La piccola viene al mondo, «è bellissima ed in salute. Viviamo praticamente in simbiosi per lunghi mesi, finché per una serie di ragioni ben comprensibili, chi ci seguiva ha ritenuto opportuno un nostro trasferimento in un’altra città, in una “Casa del bambino” dove trovano accoglienza appunto le mamme con i bambini piccoli». Per le prime settimane «va tutto bene, mia figlia cresce ed è serena. Poi però tutto precipita». «Mi viene detto che la bimba ha bisogno di cure diverse e mi fanno fare test lunghissimi, da decine e decine di domande. Seicento in tutto, le ho contate. Alla fine, il 30 maggio 2007, me l’hanno portata via. Prima doveva essere un periodo, poi è stato per sempre». Centinaia di carte, di pagine, di messaggi. Giudici, avvocati, servizi sociali. «Sto soffrendo molto. Di lei ho delle fotografie, ma ormai sarà una donna e io non so nemmeno come è fatta. Ho provato a fare istanza per sapere dove si trova e cosa fa ma il giudice ha respinto tutto». Così Alessia ha scelto la via “più breve”, quella dei social: «Ho pensato che devo darmi una possibilità e così sono entrata in diversi gruppi creati da persone che cercano di aiutare chi come me vorrebbe solo sapere come sta sua figlia. Io ne ho anche un’altra, che ha 30 anni, con cui ho un bellissimo rapporto. Ci sarebbe dunque anche sua sorella ed è giusto che lei sappia della nostra esistenza. È giusto che lei sappia che non l’ho abbandonata ma che sono successe tante cose e che io sono la sua mamma. Poi sarà lei a scegliere, a decidere e a capire». Alessia ha la sua avvocata che la segue in questo percorso: «Il mio è solo un appello, la giustizia sta intanto facendo il suo corso. Dopo tutti questi anni di lotte spero di riuscire a farle sapere che ci sono e che ci sono sempre stata. Io la mia piccolina l’avrei tenuta con me, l’avrei fatta crescere nel migliore dei modi possibile».