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L’indagine

In provincia di Ferrara mancano 105 medici di base, ecco dove

In provincia di Ferrara mancano 105 medici di base, ecco dove

In vigore le nuove norme sul ruolo unico che hanno cambiato il sistema

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Ferrara In provincia mancano un centinaio di medici di famiglia per raggiungere l’offerta ottimale di assistenza nei servizi di base, mentre il numero dei pediatri è quello richiesto. Il dato compare in uno degli aggiornamenti periodici che le Asl effettuano per individuare i territori che registrano carenze nella Medicina primaria. L’atto, che calcola il fabbisogno utilizzando i parametri fissati da una nuova normativa, anticipa il documento che elencherà il numero delle sedi effettivamente vacanti nei comuni e negli ambiti territoriali cosiddetti carenti.

Per stabilire questo valore le nuove disposizioni, che avviano una riforma di sistema, dovranno andare a regime e serviranno ulteriori passaggi. Allo stato attuale il rapporto fra il numero dei medici in servizio e la popolazione è fortemente sbilanciato: a Bondeno mancano potenzialmente 3 medici di famiglia, a Cento 10, nell’area compresa fra i comuni di Terre del Reno, Poggio Renatico e Vigarano Mainarda 10; nel territorio che comprende Ferrara, Masi Torello e Voghiera 39, nel bacino che riunisce Riva del Po, Copparo, Tresigallo e Jolanda di Savoia 10; nel Distretto sud est della provincia il numero di medici di medicina generale da reperire è di 7 nell’Argentano, 7 tra i comuni di Codigoro, Fiscaglia e Lagosanto, 6 a Comacchio, 5 tra Goro e Mesola, 8 tra Ostellato e Portomaggiore. Il passaggio successivo prevede il confronto fra le esigenze dei territori ed il numero dei professionisti in attività.

Le carenze dovranno essere misurate in base alle preferenze espresse dai medici, quelli che entreranno in servizio secondo le nuone regole del “ruolo unico” e quelli già al lavoro, che dovranno scegliere se aderire al “ruolo unico” o no.

Il ruolo unico assegna ai medici di base un monte di 38 ore: all’interno di questo “paniere” i professionisti eseguiranno il loro servizio suddividendolo fra utenza “selezionata” (i pazienti che li hanno scelti) e utenza variabile (guardia medica, Cau etc.). La casistica è varia: un medico che ha 1.500 pazienti potrà decidere di dedicare tutte le 38 ore all’utenza che riceve in ambulatorio ma un medico che ne ha meno o ha un orario di servizio inferiore potrà suddividere le ore di servizio tra i pazienti selezionati e quelli che si rivolgono alla guardia medica o al Cau. Questa ripartizione deve ancora essere effettuata e quindi solo quando saranno acquisite le preferenze di tutti i medici in servizio il numero delle carenze effettive si conoscerà con precisione.

Ma non si tratta dell’unico processo in corso: il parlamento sta infatti discutendo in queste settimane il testo di una nuova legge che ipotizza il rapporto di dipendenza dei medici di medicina generale con le Asl (oggi operano come liberi professionisti in convenzione), un’altra novità che potrebbe cambiare ulteriormente le carte in tavola. «Occorrerà un po’ di tempo per calcolare le carenze effettive – commenta Francesco Levato, medico di base e rappresentante del sindacato Fimmg – Il sistema sta andando verso la costituzione delle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft), che riuniscono medici a ciclo di scelta (i medici di famiglia) e a ciclo orario (ad esempio, la guardia medica) ma il percorso è appena iniziato. Forse avrebbe agevolato simulare già il funzionamento delle future Aft consultando i medici e calcolando le necessità reali senza passaggi intermedi. La procedura attuale richiederà qualche tempo». 

Gi.Ca.

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