La Nuova Ferrara

Ferrara

La tragedia

Morto nello schianto contro un platano a Ostellato, la causa e il ricordo del fratello

Katia Romagnoli
Morto nello schianto contro un platano a Ostellato, la causa e il ricordo del fratello

Il dolore per la morte di Antonio Piacentini: «Era apprezzato da tutti»

2 MINUTI DI LETTURA





Ostellato «Mio fratello Antonio si contraddistingueva per una bontà d’animo, che lo accompagnava da sempre e che lo ha fatto apprezzare da tutti. Abbiamo lavorato insieme per una vita nell’impresa Fratelli Piacentini e Poletti Dario, rilevata poi negli ultimi tempi da quest’ultimo, che è nostro cognato. La scomparsa così improvvisa di Antonio, a causa di un incidente, per noi che siamo già segnati da altre disgrazie, è un dolore grande, inesprimibile». Con queste parole Mario Piacentini ha ricordato il fratello Antonio, deceduto, a 77 anni, giovedì pomeriggio, in seguito ad un drammatico schianto contro un platano, mentre stava percorrendo la via Lidi Ferraresi (Sp1).

La causa più plausibile della violenta collisione contro uno degli alberi a bordo strada, come si è detto, è il malore. «Mio fratello era sordo, non usava il telefono in auto, perché non lo sentiva. Ho appreso dalla persona che lo precedeva in auto che lo ha visto accasciarsi sul volante, prima che la sua auto sbandasse, invadendo la corsia di marcia opposta, per poi finire contro l’albero».

Antonio Piacentini aveva lavorato sino a qualche anno fa nell’impresa fondata dal padre, mentre ultimamente problemi a un’anca lo avevano costretto a ridimensionare i ritmi di vita. «Doveva ancora compiere alcuni accertamenti – ricorda il fratello Mario –, ma purtroppo non ha fatto in tempo a sottoporsi agli esami prescritti». Il pensionato lascia la figlia Susanna, le sorelle Giulietta e Roberta ed i fratelli Mario e Luigi, quest’ultimo chiamato Enrico, nonché un gran numero di parenti e amici. La passione per le moto, nonostante i problemi all’anca, aveva spinto Piacentini ad acquistare, poco più di un mese fa, una nuova fiammante Honda 1000, dopo la recente vendita di un altro bolide. In famiglia non aveva fatto cenno del nuovo acquisto, «per non farmi preoccupare», osserva Mario. La moto (e prima le maratone) costituiva una sorta di valvola di sfogo rispetto ai dispiaceri che la vita aveva riservato, purtroppo, nel tempo alla famiglia.

Anche al Caffè 80 di Ostellato amici e compaesani ricordano Piacentini «per la sua riservatezza e per la sua passione per le moto. Gli piaceva fare giretti in zona, senza avventurarsi in lunghi viaggi. A Ostellato, ma anche a Ferrara, ad Argenta e in altri paesi con la sua impresa edile – raccontano gli amici -, aveva costruito tante case ed appartamenti. È sempre stato un grande lavoratore. Ora rimane sua figlia Susanna, a cui rivolgiamo tutta la nostra vicinanza in un momento così tragico». l

Katia Romagnoli

© RIPRODUZIONE RISERVATA