La Nuova Ferrara

Ferrara

In tribunale

«Dammi 30mila euro o ti uccido». Condannato a Ferrara per tentata estorsione

Daniele Oppo
«Dammi 30mila euro o ti uccido». Condannato a Ferrara per tentata estorsione

Un 39enne aveva minacciato di morte un barista che lo aveva già denunciato

2 MINUTI DI LETTURA





Ferrara Un anno di reclusione e 200 euro di multa. Visto da dove si partiva e che cosa rischiava, dal punto di vista della sanzione penale non è andata troppo male a un uomo di 39 anni, finito a processo per tentata estorsione ai danni del titolare di un bar di via Contrari. Per il risarcimento ci vorrà un giudizio civile, intanto dovrà versare 500 euro di provvisionale allo stesso barista, costituitosi parte civile nel processo, assistito dall’avvocato Stefano Scafidi.

Secondo l’accusa, basata sulla denuncia della vittima e le testimonianze raccolte dai carabinieri nel corso dell’indagine, il 16 giugno del 2022 l’uomo si era presentato nel locale, molto arrabbiato per una precedente denuncia ricevuta dallo stesso titolare del bar per minacce e danneggiamento relative a un precedente “scontro” avvenuto sempre nel locale ma nel 2017. L’ira era determinata dall’aver ricevuto gli atti dell’avvio del processo, che pensava non sarebbe arrivato (e che si è da poco concluso con una condanna per le sole minacce). «Ti ho mandato due persone per patteggiare e non hai accettato, voglio 30mila euro altrimenti ti ammazzo», le parole urlate dall’imputato fuori dal locale, dove è rimasto, mentre il titolare si è rifugiato all’interno.

Ieri la vicenda si è definita davanti al giudice dell’udienza preliminare, dove l’imputato – difeso dall’avvocato Bernardo Gentile – è stato giudicato con il rito abbreviato. Il pubblico ministero Andrea Maggioni aveva chiesto una pena più lieve, due mesi di reclusione, riqualificando però il reato da tentata estorsione a minaccia. Il giudice ha invece mantenuto il reato contestato originariamente, ritenendo però che si trattasse di un fatto di lieve entità e per questo arrivando a quantificare una pena ridotta, concedendo all’imputato, oltre alla sospensione condizionale della stessa, anche il beneficio della non menzione della condanna nel casellario giudiziale. Il giudice ha anche restituito gli atti alla procura affinché valuti la posizione di una donna chiamata a testimoniare e che avrebbe raccontato il falso.