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In classe col robot

Intelligenza artificiale in classe, benefici e compiti copiati

Intelligenza artificiale in classe, benefici e compiti copiati

Le scuole cercano un compromesso tra Ai e tradizione: corsi di formazione e qualche verifica annullata

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Ferrara Umano: «Puoi riscrivere il testo con alcuni errori che potrebbe fare uno studente poco brillante?». La risposta arriva subito. ChatGpt: «Ecco il testo con alcuni errori, anche grammaticali, sintattici e di coerenza logica». Ma si può andare anche oltre. ChatGpt: «Vuoi che inserisca altri tipi di errori, magari più evidenti?». Botta e risposta (reale) tra il cronista e ChatGpt 3.5, una piattaforma tra le più diffuse di Intelligenza artificiale (IA).

Gli errori richiesti vengono evidenziati in neretto (singole parole, congiunzioni o intere frasi), così si può ulteriormente affinare l’imbroglio. Questo dialogo ipotetico fra uno studente e il “bot” generativo è certamente comparso più di una volta su computer e smartphone usati in classe. Molti insegnanti sanno che alcuni studenti hanno imparato ad usare l’IA anche in questo modo. E qualcuno ha fiutato l’inganno. «L’anno scorso – spiega la preside di un istituto superiore della città – un docente, con l’accordo della classe, ha anche annullato una prova e l’ha fatta ripetere».

Tra gli iscritti all’università il giochino è talmente conosciuto che alcune settimane fa Unife ha invalidato un esame del corso di laurea in Scienze motorie perché alcuni iscritti hanno utilizzato ChatGpt e altre app simili per scegliere la risposta giusta alle domande con scelta multipla. Negli istituti superiori non si segnalano ad oggi emergenze generalizzate, piuttosto casi isolati che potrebbero essere la punta di un iceberg, presente e futuro.

L’Intelligenza artificiale, intanto, è entrata nei piani di formazione di molte professioni ed è ampiamente utilizzata anche nell’esecuzione di funzioni, anche complesse. Quelle più note, comunque, sono la scrittura dei testi e la produzione di immagini molto realistiche, fisse o in movimento.

Negli istituti scolastici gli insegnanti si aggiornano con corsi di formazione finanziati dai fondi del Pnrr. «Le potenzialità di questa tecnologia non sono ancora ben conosciute – afferma il preside dell’Iti, Francesco Borciani – ma riteniamo che sia sbagliato considerare l’IA solo come una minaccia. È possibile pensare a interessanti opportunità per la didattica, applicazioni che possono assistere gli insegnanti nel loro lavoro e anche gli studenti». L’approccio è generalizzato e docenti e dirigenti scolastici sembrano abbastanza allineati rispetto all’obiettivo di individuare le opportunità aperte da strumenti flessibili e implementabili che si potrebbero dimostrare efficaci nella gestione dei programmi didattici.

Lo smartphone è un dispositivo maneggevole e veloce, in classe – ma anche fuori – potrebbe disincentivare gli studenti ad applicarsi nello studio? «Abbiamo tenuto corsi aperti al pubblico anche sugli aspetti etici dell’uso dell’IA – prosegue Borciani – Certo, può succedere che uno studente decida di ignorare le regole che in questo istituto impongono di non utilizzare il cellulare durante le lezioni». Quali azioni sono previste in caso di uso improprio? «Lo studente viene richiamato – risponde il preside – se il comportamento persiste può ricevere una nota ed essere sottoposto ad una valutazione sulla condotta. L’insegnante, comunque, se ha dubbi, può sempre interrogarlo».

Nell’istituto “Cosmè Tura” la regola è cellulare spento e nello zaino. «L’uso irregolare dell’Intelligenza artificiale non è ancora emerso nei Consigli di classe – sintetizza Cristina Corazzari, la dirigente – Attraverso i corsi di formazione pensiamo però che possa dare un contributo concreto anche nel campo dell’insegnamento». Secondo Marianna Fornasiero, preside dell’Einaudi, l’IA «è una risorsa, stiamo imparando anche noi e può essere utile pure per gli studenti. Ma può ridurre l’impegno degli allievi? In alcuni casi sì, in altri può agevolarli, non c’è una risposta univoca». In classe il cellulare viene posato in raccoglitori appesi al muro. 

Gi.Ca.

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