La linea de Pascale: «Ferrara mantenga la sua autonomia, la Regione aiuterà»
Parla il Governatore: «La logica delle geometrie variabili funziona. Sanità: fusione entro il 2026 e meno visite»
Ferrara Economia, lavoro, strategie di sviluppo, strade, sanità e un po’ di campanilismo: Michele de Pascale, presidente della Regione, vuole giocare da protagonista la partita Ferrara.
Presidente, partiamo subito dal tema più caldo: Berco.
«La Regione vuole gestire la crisi, ma riaffermando l’importante delle relazioni sindacali. La concertazione è un tema che ci ha sempre visti protagonisti e sono accadute cose che escono da questo canone. Vogliamo essere partecipi del rilancio industriale di Berco ma l’azienda deve dirci che visione ha. Al Governo italiano dico: diamoci una strategia unitaria per capire dove vuole andare l’impresa, non mi pare sia chiaro a nessuno».
Il tema del lavoro però a Ferrara resta centrale.
«Sono tre le direttive su cui invito a fare una valutazione. La prima: ci sono interessanti sviluppi per l’agroindustria che Ferrara sta seguendo, attirando anche capitali sul fronte dell’energia. Io sono per costruire strumenti per arrivare ad un accordo territoriale condiviso. Il secondo aspetto è il petrolchimico: se la chimica in Italia è ancora centrale allora Ferrara e Ravenna sono due siti fondamentale. E di nuovo dico al Governo: ci dica dove vuole portare la chimica italiana, detto ciò i nostri poli sono attrattivi e innovativi. Il terzo tema è quello delle geometrie variabili».
Ecco, qui si iniziano ad avere visioni magari diverse.
«La Camera di Commercio va con Ravenna, Confindustria va con Bologna e Modena. Io credo che Ferrara abbia la propria autonomia e fa bene a tenersela. Occorre però darsi una strategia: penso alla tensione abitativa e alla mancanza di alloggi in certe aree molto industrializzate a fronte di altre che si stanno spopolando. Ebbene a Ferrara e nella sua provincia ci sono gli spazi per assecondare le esigenze di realtà industriali, portando a vivere persone nuove. Ovviamente occorre definire una strategia tutti insieme: la politica e le industrie in primis».
Ma secondo lei Ferrara deve rimanere autonoma o il futuro è l’aggregazione con un’altra provincia?
«Per la sua ubicazione e per la sua storia Ferrara ha sempre avuto relazioni con varie realtà. Se volesse fare una scelta univoca credo che possa soltanto perderci. Invece deve continuare ad avere rapporti diffusi, plurimi e utili a se stessa e agli altri; la Regione farà la sua parte. Faccio un esempio: non posso pensare di imporre a Cento di realizzare una promozione culturale di città d’arte con la Riviera, ma non posso neppure pensare che i Lidi non guardino alla Romagna. Il tutto mentre la città deve essere un collante tra mare e arte. Ecco perché dico che serve essere flessibili e autonomi nelle scelte strategiche».
Parliamo di connessioni: la Zls quando la vedremo concreta e applicabile?
«Ma esiste già al di là della veste giuridica. Le connessioni con il porto di Ravenna ci sono attraverso anche la ferrovia».
A proposito: la ferrovia Cispadana è una suggestione subordinata all’autostrada?
«Qui serve fare una distinzione. Dico che sono molto preoccupato perché c’è grande incertezza sulle concessioni autostradali e quindi le nostre arterie rischiano di diventare lettera morta. Eppure di Cispadana, passante di Bologna, Bretella e statale 16 ce n’è la necessità. Sulla ferrovia si faranno valutazioni, è un’idea che ci piace ma per ora non ci sono fondi a bilancio. Comunque l’una non esclude l’altra».
Sanità, le liste d’attesa sono tornate ad allungarsi.
«C’è una sfida di appropriatezza che stiamo giocando come Regione con tutto il sistema sanitario pubblico. È necessario individuare cure territoriali più appropriate anche grazie ad un patto con i medici di Medicina generale. Serve prescrivere visite più mirate e corrette».
Le domeniche della specialistica rimangono?
«È una bella iniziativa ma voglio ribadirlo: limitandosi ad aumentare l’offerta non abbattiamo le liste di attesa. Occorre trovare il modo di arrivare a prescrizioni più appropriate».
A Ferrara c’è anche il tema della fusione tra le due aziende sanitarie.
«È un tema che dobbiamo perseguire. Ho parlato nei giorni scorsi con il ministro Bernini e lo faremo a breve anche con il ministro della Salute, Schillaci. Per arrivare alla fusione tra le due aziende serve una norma del Parlamento. Mi piacerebbe che il 1° gennaio 2026 sia veramente la data storica per l’organizzazione della sanità ferrarese. Ne ho parlato con la rettrice e siamo in piena sintonia così come c’è sintonia con il sindaco Fabbri. Pertanto non vedo ostacoli neppure di tipo politico nel raggiungere l’obiettivo». l